“Siamo quello che siamo” mi ha detto una mia amica stamattina, per incoraggiarmi in un inizio settimana un po’ stentato. Potrà sembrare una tautologia o una frase scontata ma a ben vedere credo proprio non lo sia. “Siamo quello che siamo” esprime la consapevolezza della nostra identità con tutti i suoi pregi e anche tutti i suoi difetti. È ammettere che possediamo uno sguardo sempre prospettico sul mondo, che possiamo affinare, correggere e modificare, ma che non potremo mai tradire o sostituire.
Dire che siamo così non è una facile scusa per giustificare i nostri errori né una discolpa a poco prezzo per quello che abbiamo o non abbiamo fatto. Non è nemmeno una assoluzione veloce veloce per i nostri misfatti.
Confessare che “siamo quello che siamo” è un modo per dichiarare che ciascuno di noi ha un modo del tutto speciale per sentire le cose, per affrontare le situazioni, per gestire le relazioni e per risolvere i problemi. In fondo è proprio quello che ci rende unici ed insostituibili, anche se talvolta antipatici e fastidiosi. Non possiamo cambiare perché le persone non condividono le nostre idee, non possiamo modificare rotta solo per assecondare il vento del momento o la corrente del mare.
Credo che a volte ripeterci sotto voce “siamo quello che siamo” sia una buona strategia per non sentirci del tutto sbagliati, fuori posto o fuori tempo. È un modo per ricordare agli altri, con garbo e tatto: “mi spiace che io non sia come tu vorresti, ma fortunatamente, sono quello che sono”.
In effetti è una frase, una definizione che si piega a molteplici interpretazioni in base al concetto che si vuole sottolineare… Ed è impossibile da confutare.
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Ha ragione la tua amica. Siamo quello che siamo. Sicuramente, come scrivi tu, questo non deve essere una giustificazione a non “migliorarci” o correggere eventuali comportamenti che abbiamo, ma che non ci rendono sereni, nel rispetto degli altri e nostro. Buona giornata alla vostra “essenza”
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