Cosa mi ha regalato il Natale

Che cosa mi ha portato questo Natale? Che cosa ho ricevuto in dono? Che cosa ho imparato da questo lungo tempo di attesa che precede la festa più bella dell’anno? O forse sarebbe meglio dire: cosa mi ha insegnato la vita? giacche spesso ciò che la vita insegna eccede il nostro desiderio di apprendere…

Forse mi ha regalato una consapevolezza, quella che emerge da questa singolare frase estratta dall’epistolario di Lorenzo Milani. Lorenzo si sa, è uomo solido e caustico, cristiano radicale, prete per passione e vocazione, educatore spassionato e temerario. Ebbene c’è una frase di una sua lettera inviata a Nadia Neri che mi ha sempre un po’ destabilizzato ed inquietato, a motivo della durezza e della franchezza (non insolita per Lorenzo) che cogli nelle sue parole:

Non si può amare tutti gli uomini. Si può amare una classe sola (e questo l’hai capito anche te). Ma non si può nemmeno amare tutta una classe sociale se non potenzialmente. Di fatto si può amare solo un numero di persone limitato, forse qualche decina forse qualche centinaio. E siccome l’esperienza ci dice che all’uomo è possibile solo questo, mi pare evidente che Dio non ci chiede di più.

Sentite la spigolosità e l’irriverenza del prete fiorentino? Di fronte alla retorica del “vogliamoci tutti bene”, egli non ha paura di dichiarare l’impossibilità ad amare tutti, restringendo la lista dei destinatari del suo amore a poche decine di persone o poco più.  “Di fatto si può amare solo un numero limitato di persone“….ingenuamente ho sempre posto l’attenzione sull’avverbio “solo” che mi pareva fuori luogo sulle labbra di un cristiano, tanto più di un prete. In realtà il tesoro di quella frase non sta nella avverbio, ma nel verbo che Lorenzo usa: amare.

Per Lorenzo l’amore non ha nulla di retorico e sdolcinato, di sentimentale o affettato. Lorenzo ama i suoi ragazzi perché sceglie di consegnare a loro la sua vita, le sue forze, le sue energie e la sua intelligenza. Il verbo amare possiede per Lorenzo il tratto dell’oblazione, del dono irreversibile e radicale, della compagnia austera ed esigente, totale e definitiva. È solo alla luce di quella misura di amore che tale sentimento diviene qualcosa per pochi, che non puoi spargere in giro come fossero caramelle o fiorellini di campo. Se amare è dare la vita ebbene questo è un sentimento che puoi sperimentare verso poche persone. Certo a tanti altri vuoi bene, provi affetto e stima, simpatia, amicizia e compassione… ma l’amore, o meglio l’Amore, è qualcosa per pochi, per una manciata di persone, come confessa Lorenzo.

Ecco, il mio regalo di Natale è questa ritrovata consapevolezza e rinnovato stupore dell’amore che provo per le persone; il dono include la vulnerabilità che questo amore comporta ed il dolore a cui questo ti espone. E nello stesso pacco regalo ho trovato pure l’istantanea di molti volti, molti sorrisi e molti sguardi di tutti coloro che abitano in maniera radicale la mia vita: sono coloro che mi appartengono e a cui appartengo ed ai quali spero un giorno di poter ripetere le medesime parole di Lorenzo: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto” Buon Natale!


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