piccole donne

Non so se vi è capitato di vederlo ma Piccole Donne di Greta Gerwig (uscita in queste settimana nelle sale) è un bel film. Le attese non restano deluse: Emma Watson, Saoirse Ronan e Meryl Streep sono “da urlo” ma anche il resto del cast è di tutto livello.

Riproporre sul grande schermo una storia già raccontata molte volte non è per nulla facile e per questo motivo la struttura narrativa del film è tanto singolare quanto accattivante: il racconto procede attraverso continui e repentini flash back che danno dinamismo e ritmo alla storia, creando “intrecci temporali” talvolta al limite della comprensione. La vicenda è come se procedesse su due binari paralleli e spesso intersecanti: il film muove da un punto avanzato nella storia e procede a ritroso legando insieme eventi accaduti in periodi differenti.

L’effetto è di un continuo salto temporale, avanti e indietro, uno strano incastro di episodi che talvolta danno un po’ il mal di mare. Il benefico di questa scelta è che eventi spesso lontani vengono come cuciti in una trama narrativa consistente e sensata. Cause ed effetti si connettono, come una catena nitida e trasparente.

Piccole Donne è un grande racconto, una bella e classica storia, nella quale le vicende delle sorelle March si intrecciano e si aggrovigliano con ritmo e brio, coinvolgendo il lettore/spettatore fino alla fine del racconto. Ed assistendo al racconto di questa vicenda, in cui la gioia ed il dolore si impastano insieme nello scorrere del tempo, ti rendi conto della forza e della straordinaria potenza della narrazione: ogni storia raccontata, non importa che sia ambientata nell’America della fine ottocento alle prese con la Guerra Civile, crea una naturale connessione con la storia della tua vita, con le vicende che ti toccano in prima persona. Magari non viaggerete sulla carrozza di Laurence, e nemmeno avete la passione della scrittura, della musica o della pittura come Jo, Meg, Amy e Beth ma, credetemi, vi bastano pochi minuti perché si accendano risonanze ed echi dentro di voi. D’altra parte ogni storia attiva sempre qualcosa di profondo nell’interlocutore, perché intercetta alcune dinamiche di fondo che appartengono ad ogni uomo: la gioia dell’affetto, la bellezza dell’amicizia, il dramma della separazione, il bisogno di affermarsi, la paura di restare esclusi, la fiducia verso il futuro, l’angoscia di restare soli e tutte quelle mille corde che vibrano nel nostro animo.

Più invecchio e più mi rendo conto che se è vero che la riflessione attiva il pensiero con straordinaria efficacia ed è capace di articolare idee cha sanno cambiare la vita, è altrettanto vero che la “verità narrata” ha una forza di arrivare dritta al cuore delle cose che è spesso inaspettata e devastante. Ogni storia accolta attiva sempre un dialogo con la tua storia personale, fatta di pensieri, paure, sentimenti, gioie e piccole felicità, grandi delusioni e brevi entusiasmi. È proprio questa il suo potere e la sua bellezza.


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