Ne avevamo parlato a cena di Alice, una compagna dei miei figli ma non avevo presente il suo volto. Stamattina entrando in chiesa trovo una ragazza sulla porta che distribuisce un volantino: lo prendo e lo metto in tasca ringraziandola. Giunti alla nostra panca mi moglie mi dice “è lei Alice!”… peccato che io non abbia notato il suo viso e, nonostante il nostro incontro, non saprei riconoscercela.
Ci accade più spesso di quello che si possiamo pensare: vediamo ma non guardiamo, le cose ci passano sotto gli occhi ma non siamo capaci di osservarle di riconoscerle. Sicché finisce che ci perdiamo la bellezza dell’incontro. Restiamo come prigionieri dei nostri pensieri, delle nostre preoccupazioni, dei nostri preconcetti o precomprensioni e diventiamo insensibili a quanto ci accade attorno. Le cose accadono ma non le vediamo, succedono ma ci sfuggono, avvengono miracoli ma noi siamo sempre altrove.
È un po’ quello che ci racconta Luca stamattina nel suo vangelo: uno dei tanti bambini ebrei viene portato al tempio per la presentazione rituale, ma solo gli occhi del vecchio Simeone non solo vedono ma sono capaci di guardare quell’infante, per riconoscercene ed onorarne la singolare identità. La medesima speciale sensibilità anima gli occhi della vecchia Anna, che osservando ciò che accade, si apre allo stupore e alla gioia dell’incontro. È la legge esigente e straordinaria delle relazioni: si celebrano incontri solo là dove ci sono occhi aperti ad osservare ed onorare la ricchezza del reale. Il Kronos diventa Kairos sono quando vi sono occhi e cuori disponibili ad accoglierlo.
Un uomo bello e saggio stamattina mi ha ricordato una frase del cardinale Tomáš Špidlík che suona più o meno cos’: “la vita eterna è incontro con gli amici”. Non dimentichiamoci di aprire i nostri occhi: potremmo perderci pezzi di Paradiso che si palesano sotto i nostri occhi!