Ho tante paure in questo periodo ed una preoccupazione.
Le paure come potete immaginare sono legate alla salute mia e delle persone a cui voglio bene: ce la faremo a superare indenni questo tempo così difficile? Avremo ancora la possibilità di abbracciarci, di stare insieme in una stanza, di prendere una pizza o un aperitivo, di andare al cinema o a teatro? I nostri figli riusciranno a vivere sereni in un mondo che non sia in continua preda di epidemie o virus mortiferi? Sapremo nuovamente nutrire fiducia nel futuro o saremo condannati ad una depressione non solo economica ma anche esistenziale? Riavremo indietro le nostre vite, non tanto nelle modalità concrete con cui le vivevamo, ma per l’intensità e la bellezza che le connotava? O saremo destinati ad un perenne distanziamento sociale che intristirà le nostre vite fino a spegnerle?
Se queste sono la paure – immagino comune a molte persone – la mia preoccupazione invece è assai più semplice ed elementare: sapremo far tesoro di quello che sta accadendo?
Stiamo tutti attraversando un periodo davvero faticoso, fatto di molte sofferenze e rinunce, tanti sacrifici e privazioni, un tempo che ci ha tolto la vita di sempre e ci ha costretto a ritmi e stili di vita inusuali e talvolta fastidiosi. Abbiamo perso amici e conoscenti, abbiamo rinunciato alle nostre amicizie, a tanti contatti sociali e lavorativi. E poi, quando sarà cessato questo tsunami, che cosa ci accadrà? Avremo imparato qualcosa da questo momento di prova o torneremo alle nostre vite abituali come se nulla fosse successo? Riprenderà il solito spettacolo, il medesimo show, la stessa programmazione di sempre o questo tempo di “intervallo forzato” ci sarà servito a diventare persone diverse? Riavvolgeremo il film della nostra vita agli ultimi giorni di febbraio quando tutto ebbe inizio e faremo finta di nulla o qualcosa d’importante e vitale sarà emerso in questa quarantena?
Vedete: non è scontano né automatico cambiare e migliorare. Non basta che le cose ci capitino perché esse ci cambino. Decisamente no! Il cambiamento, qualunque cambiamento, nasce sempre da una decisione, da una determinazione dello spirito e della volontà. Certo, sollecitato e incalzato da quanto ci accade, ma senza un nostro coinvolgimento, senza una nostra intima decisione, nulla cambia e la vita continua sempre uguale.
Vale per la nostra vita privata, per le cose che ci accadono come individui: un successo, un fallimento, una morte o un addio, una sofferenza o una gioia, un risultato raggiunto o un traguardo mancato; ogni cosa appella la nostra libertà e responsabilità e chiede di essere assunta ed interiorizzata come fattore di crescita e di cambiamento.
Lo stesso vale per la nostra consapevolezza sociale: non basta l’epidemia, la forzata reclusione in casa, la sospensione dei contatti sociali, la chiusura di luoghi di divertimento e di svago, l’affollamento di ospedali e sale di rianimazione.. ebbene non basta tutto questo per modificare il nostro stile di vita, se, insieme, non decideremo che è venuto il tempo per farlo.
Questo tempo sta colpendo in profondità la nostra vita e su vari livelli e certamente il livello più visibile è quello dei nostri comportamenti: non usciamo di casa e se lo facciamo ci dobbiamo proteggere; evitiamo i posti affollati, teniamo distanti le persone, evitiamo i contatti, rinunciamo ad appuntamenti ed incontri.
Ma questa quarantena intacca anche i nostri atteggiamenti, ossia il modo abituale con cui affrontiamo le cose della vita. Esso incide sulla nostra predisposizione verso il mondo, le cose e gli eventi: siamo tutti un po’ più sospettosi, più cauti, ma allo stesso tempo più attenti alle sofferenze degli altri, più compassionevoli; viviamo pure più stupore e meraviglia per le piccole cose che accadono sotto i nostri occhi e a cui prima davamo poca importanza. Alcuni di noi sono diventati più cinici e presuntuosi, altri più generosi ed empatici, altri ancora più polemici ed insofferenti.
Eppure, se osserviamo più in profondità, questo tempo ha influenzato non solo comportamenti e atteggiamenti ma ha raggiunto il nucleo intimo e vitale dei nostro valori, di quelle cose che riteniamo importanti nella nostra vita, quei principi che ispirano la nostra esistenza ed illuminano come dei fari le nostre scelte. Forse quelle cose che ritenevamo “intoccabili” nella nostra vita – soldi, carriera, prestigio, ammirazione, successo – hanno perso vigore ed interesse e magari altre hanno scalato la classifica della nostra top ten. Intendiamoci: per alcuni potrebbe essere accaduto anche il viceversa, ossia che le cose di sempre si sono rivelate cose buone ed affidabili su cui fondare l’esistenza…
Ebbene, la mia preoccupazione – per me, per i miei figli ed i miei amici, per coloro che in qualche modo condividono la mia esistenza – è proprio questa: che ne sarà di noi quando tutto sarà passato? Sapremo far tesoro di quello che abbiamo vissuto, sapremo imparare da quanto ci è successo o tutto scorrerà come l’acqua sulla pietra, lasciandola asciutta dopo un’ora al sole?
Saremo all’altezza della nostra storia, sapendo cogliere quei “segni dei tempi” che la vita ha messo sul nostro cammino? Sapremo fare di questo tempo di pandemia un momento doloroso e tragico ma generatore di vita e di umanità o resterà solo un tempo sfortunato da dimenticare e cancellare dai libri di storia?
Sapremo diventare più uomini, sciogliendo la nostra libertà dalla necessità degli eventi?
Questo mio articolo è stato pubblicato sul numero di Aprile di LodiVecchioMese