Questo tempo ci ha cambiato e dubito che torneremo come prima. Magari adesso non ce ne accorgiamo ancora, ma questi lunghi giorni passati in solitudine ed in isolamento hanno cambiato le nostre vite, il modo con cui guardiamo le cose e lo stile con cui abitiamo le relazioni.
La nostra esistenza è stata interrotta bruscamente ed i ritmi di sempre sono stati scalzati via. Abbiamo tutti appreso nuove abitudini, abbiamo scoperto una nuova quotidianità fatta di molta casa, tanta famiglia, contatti virtuali e strane consuetudini.
Anche i nostri rapporti hanno cambiato forma: le persone che abbiamo sempre frequentato sono come scomparse dalla nostra vita, ma non siamo rimasti senza legami. Altre persone, altri amici o conoscenti hanno preso il loro posto e così sono nate, o si sono intensificate, nuove amicizie e relazioni.
Non saprei dire con precisione, ma anche le nostre abitudini forse dovranno essere rivisitate: dal modo di fare la spesa a quello di stare negli spazi aperti; dallo stile con cui uscivamo con gli amici, alla pratica di andare a messa o di andare in vacanza, partecipare ad incontri o riunioni. Tutte cose che ora stiamo iniziando gradualmente a riperdere ma che dubito torneranno ad essere come prima.
In fondo il mondo attorno è cambiato ma prima di tutto siamo cambiati noi, in quello spazio intimo che è la nostra anima.
Confesso che mi fanno un po’ paura ed un po’ rabbia coloro che si agitano affinché tutto ritorni come è sempre stato, come se questi tre mesi fossero stati una parentesi che possiamo facilmente dimenticare. Non sarà così, almeno per quanto mi riguarda. Quelli che bramano di tornare il prima possibile a fine febbraio forse non sono stati raggiunti dal cambiamento che ci ha assalito o forse non lo hanno voluto vedere. Si sono rinchiusi dentro un bozzolo rendendosi insensibili all’uragano che soffiava fuori.
No, nulla sarà come prima, niente tornerà come è sempre stato e se anche dovesse succedere, saremo noi a sperimentarlo in maniera differente.
Penso che oggi non ci sia chiesto di portare indietro le lancette dell’orologio ma di abitare un tempo nuovo e inesplorato. Ahimè vedo in giro tanta superfluità ed inconsapevolezze che un’epoca si è chiusa ed un’altra se ne deve aprire.
Mi accorgo che istintivamente mi tengo alla larga di coloro che si ergono a difensori e paladini del passato. Preferisco coloro che, timidamente, mi offrono la loro mano per affrontare insieme un tempo sconosciuto.