Devo ammettere che in metropolitana c’è molta attenzione nell’uso della mascherina: ti accorgi che le persone la indossano con cura, coprendo bene bocca e naso, portandola non solo dentro la carrozza ma anche sulla banchina e sulle scale mobili in uscita. Confesso che è strano in Italia, vedere questo scrupoloso rispetto delle norme, quanto meno in metropolitana. È strano e allo stesso tempo consolante, perché testimonia un minimo di rispetto per gli altri che non pensavo fosse così diffuso. Meglio così, intendiamoci.
Osservando tutte queste persone diversamente mascherate, ciascuna con il proprio stile ed il proprio vezzo, pensavo come questo maledetto virus ci ha costretto a prenderci cura gli uni degli altri, magari in modo inconsapevole o obbligato, ma non per questo meno vero e importante.
Tutti coloro che indossano la mascherina infatti non lo fanno principalmente per proteggere se stessi ma per tutelare gli altri: le nomali mascherine chirurgiche infatti proteggono la bocca solo “in uscita” e non “in entrata”. La cosa bella, e a cui dovremmo forse prestare più attenzione, è che la scelta di indossare questo fastidioso dispositivo non mira all’auto-tutela ma alla protezione reciproca: esso è efficace solo nella misura in cui tutti si impegnano a rispettare questa precauzione. Se uno salisse in metropolitana senza protezione, non sarebbe la sua vita quella messa a rischio ma quella degli ignari compagni di viaggio.
Ricordate quella storiella sul paradiso e l’inferno? Quella in cui il saggio racconta che l’inferno è come una grande stanza da pranzo: ciascuno degli invitati è seduto a tavola con una enorme tazza di riso fumante davanti e due lunghissime bacchette tra le mani: purtroppo la lunghezza delle bacchette impedisce ai commensali di mangiare tutto quel bene di Dio, lasciandoli così a bocca asciutta. Lo stupore nasce quando il saggio racconta che la stanza da pranzo del paradiso è identica a quella dell’inferno. Con un’unica differenza: i commensali, usando le lunghe bacchette, imboccano i convitati seduti davanti a loro, permettendo a tutti di godere dell’ottimo riso caldo.
Chiara la logica, no? Tanto la mascherina quanto il riso ci ricordano che la nostra felicità, talvolta, consiste nel rendere felici gli altri.