back to school

Quest’anno il primo giorno di scuola ha il volto di tre ragazzine indiane che incontro ogni mattina mentre vado in stazione per prendere il treno, passando attraverso la zona industriale del mio paese. Stanno insieme alla madre ad aspettare lo scuolabus che, dalla zona un po’ periferica del paese, le accompagna alle loro rispettive scuole.

Anche stamattina le ho incontrate lungo la strada ma, credo causa covid, si stavano incamminando lungo la via tutte quattro insieme: la mamma, con in testa il tradizionale copricapo, la sorella più grande, alta e snella nel suo grembiule bianco e via via le altre due, anche loro nella classica divisa scolastica.

Guardando a loro – immagino emozionate come tutti per questo primo giorno di scuola, dopo mesi di assenza – pensavo che davvero la scuola può essere un luogo di incontro, di confronto e di scambio. La scuola è il luogo in cui, grazie alla cultura, ciascuno di noi matura e sviluppa la propria identità personale e collettiva, recuperando il senso del proprio passato e delle proprie radici e aprendosi con fiducia al futuro che siamo chiamati a costruire insieme.

La cosa straordinaria che ci insegna la scuola è che la nostra identità non è mai qualcosa di fisso, immobile o ingessato. L’identità possiede sempre una dimensione dialogica, “narrativa” direbbe Ricoeur. La nostra identità “si fa” nel rapporto con gli altri, nell’apertura con il diverso, nella relazione con l’alterità radicale che è il vicino di banco e di studio.

Se l’identità personale non assume questo aspetto, come dire, “dinamico”, progressivo e in evoluzione, allora diventa un fortino in cui difendersi, un ghetto in cui isolarsi, una trincea in cui barricarsi. Così facendo la propria identità rischia di diventare qualcosa di violento, di aggressivo e di ostile, qualcosa con cui fendere l’aria come fosse una pesante clava.

Ho il sospetto che in tante chiusure ed in tanti tristi egoismi si celi una “iniziazione culturale” mal riuscita o non terminata; lì si nasconde una alfabetizzazione delle menti e dei cuori che è restata a metà strada, certamente al di sotto del livello che connota la nostra umanità.

La scuola, oggi più che mai, è chiamata ad aprire al mondo, a tutto il mondo, nella sua ricchezza, complessità e problematicità, in cui ciascuno è chiamato a diventare se stesso proprio grazie alla compagnia che sperimenta dell’altro.


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