Chi attendiamo? Cosa attendiamo? bella domanda eh…
Ci sono molte attese che albergano nel nostro cuore: c’è chi attende l’amore, una passione che sia una direzione all’esistenza; c’è chi aspetta amici, qualcuno con cui condividere una pezzo di strada ed un peso da portare; qualcuno attende un ritorno: il ritorno della salute, di un amore allontanatosi, di un affetto perduto, di una compagnia trascurata. Attendiamo un avanzamento nella carriera, un riconoscimento al nostro impegno, la realizzazione di un vecchio sogno o di fare quel viaggio che da tanti anni giace triste nel nostro cassetto.
C’è molta attesa nella nostra anima: la nostra, in fondo, è un anima che attende. L’attendere appartiene alla nostra anima proprio come il respiro ai nostri polmoni. L’attendere ci tiene vivi, ci da un motivo per alzarci la mattina, ci fornisce uno stimolo ed un senso alle giornate. Attendere è invocare un domani ricco di promessa e di pienezza; è pregustare il sapore di un compimento che non sappiamo ancora bene quando giungerà.
In fondo in fondo, l’attesa stessa precede ogni bene atteso; il movimento del desiderare anticipa l’oggetto stesso del desiderio, perché ne costituisce come una premessa, un condizione di possibilità.
Forse l’avvento che iniziamo oggi è la palestra dell’attesa, il tirocinio dell’aspettativa, la consapevolezza della dimensione “attendente” del nostro spirito.
Vivere l’avvento è ritrovare e ravvivare il fuoco dell’attesa che giace ancora caldo sotto le braci dei nostri fallimenti, delle nostre disillusioni e dei nostri disinganni. È riaccendere la fiamma quando l’oscurità sembra avvolgere e divorare tutto. È rischiare di fare un passo avanti, anche se questo comporta la perdita dell’equilibrio che avevamo guadagnato da tempo. Buona attesa!