crisi

In una situazione di emergenza con 500 morti al giorno, il piano vaccinazioni in ritardo, il sistema sanitario sotto stress, l’economia allo stremo e buona parte della popolazione che deve destreggiarsi tra divieti di movimento e continuo rischio di contagio, sentivamo tutti il bisogno di una bella crisi di governo, che, almeno per qualche giorno, catturerà l’attenzione dei media e dei politici, distraendo tutti dalle reali urgenze del paese.  E così partirà il solito totonomine: tizio a quel ministero, a caio quel sottosegretariato, in un balletto che onestamente ci saremmo volentieri risparmiati.

Mi si dirà che la democrazia ha le proprie regole, vero. Eppure la democrazia, ma meglio sarebbe dire la classe politica, vive in uno spazio ed in un tempo e non in una realtà parallela, come lascerebbe intendere in questi giorni.

Onestamente mi resta piuttosto incomprensibile l’incapacità delle classe politica di sintonizzarsi con la realtà concreta, di ascoltare e vedere le fatiche che le persone “normali” devono affrontare tutti i giorni. Può essere che sia la mia scarsa capacità di capire, ma questo passaggio di crisi politica sembra avere una natura tutta endogena ai palazzi del potere: un tentativo di riposizionamento per guadagnare terreno, per avere potere ed occupare posti. Intendiamoci: questo è il sale della democrazia. La ricerca del potere non ha nulla di volgare e ripugnante ma è la dinamica vitale dei regimi democratici. Solo nei regimi tutto questo viene silenziato e negato (spesso con la repressione e la violenza)

Eppure esiste anche un senso non solo dell’opportunità, ma pure del bene comune; esiste l’esigenza di onorare un’etica politica che non può essere ridotta a mero tornaconto personale. Ahimè temo che torniamo sempre allo stesso punto: possiamo cambiare sistema politico, leggi elettorali e forma istituzionale; possiamo ridurre il numero dei parlamentari o adottare un sistema maggioritario o proporzionale; possiamo introdurre tutti i cambiamenti legislativi ed istituzionali immaginabili ma se non cambiamo la coscienza di chi si mette al servizio degli altri, saremo sempre da capo.

Se la politica non è guidata dal rigore morale e dal senso di un “noi” capace di completare il valore dell’io, allora resteremo sempre prigionieri di piccole manovre di palazzo, di bieche strategie egoistiche e da giochetti incomprensibili ai più.


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