Quando si dice la forza della diplomazia e dell’equilibrio politico… La sindaca di Roma Raggi, parlando della campagna vaccinale, ha da poco dichiarato: “Non mi sento di dire se sono favorevole o contraria”. Che dire? Un esempio di equilibrismo politico-istituzionale. Per non scontentare i duri e irriducibili No-Vax del MS5 e per non impallidire di fronte alla realtà dei fatti, sceglie questa posizione “pilatesca”, di “terzietà vaccinale”, in nome della quale ciascuno faccia quello che vuole, tanto entrambe le posizioni sono ragionevoli ed accettabili.
Ora: comprendo la difficoltà della sindaca che, a pochi mesi dalle elezioni, non vuole disperdere quel piccolo patrimonio di voti che le è rimasto (decisamente lontana dal boom elettorale dell’ultima tornata) ma ogni tanto occorrerebbe anche guardarsi allo specchio e fare un’opera di serietà personale e politica. Che significa “non sono né favorevole né contraria?” Non è che ci si può sempre tirare fuori dalle questioni scegliendo la comoda posizione di neutralità. Ci sono momenti (e questo è uno di quello) in cui, come direbbero gli antichi “terzium non datur”: o si sta da una parte o dall’altra. Posizioni intermedie non sono previste. Non schierarsi convintamente a favore della vaccinazione significa, di fatto, alimentare quell’ambiguità tutta italica che strizza l’occhiolino a chi vede scie chimiche, complotti pluto-sio-massonici e che confonde, con imperdonabile ignoranza, la stella di Davide cucita sui vestiti degli Ebrei con il green pass.
Qualche anno, riferendomi ad un altro politico nostrano, prendevo a prestito le parole del Manzoni che, parlando di don Abbondio, chiosava “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. Ahimè è davvero così: non ci si inventa leader politici né si diviene punti di riferimento per una comunità grazie ad una semplice ovazione popolare. La vita prima o poi presenta il conto e puoi anche aver ricevuto molti like ma il “physique du rôle” non te lo inventi dalla sera alla mattina.