Vediamo le stesse cose ma non siamo colpiti dalla stessa realtà. Certo, ciò che cade sotto il nostro sguardo può essere lo stesso, ma ciò che i nostri sensi percepiscono quello no. Quello dipende dalla sensibilità che ci abita.
Intuisci questa cosa, ad esempio, quando vedi i luoghi dipinti dai grandi artisti. A me è capitato a Giverny, luogo prediletto da Claude Monet, dove si trova, insieme alla sua casa e al suo giardino, anche il piccolo stagno con le ninfee immortalato tantissime volte dal artista francese nei suoi quadri.
Fa una certa impressione mettere piede in quel posto che ha ispirato così tanto il famoso pittore impressionista. Le grandi foglie depositate sull’acqua, il celebre ponte verde giapponese, gli alberi che stanno sullo sfondo, i riflessi di luce che brillano sulla superficie dello stagno: tutto questo è stato guardato e riguardato più volte dal pittore che ha come suggellato l’atmosfera di quel posto nelle sue tele. Confesso che ho provato una certa emozione a varcare il cancello di quel luogo a modo suo straordinariamente ricco e suggestivo. Pensare che quel piccolo specchio d’acqua, proprio quello, ha ispirato capolavori meravigliosi mette un po’ le vertigini; pensare che sei stato spettatore nello stesso “miracolo” che ha meritato una così sublime celebrazione è qualcosa che fa girare la testa.
Il potere dello sguardo, la forza della contemplazione, l’energia trasfigurante dei sensi! Che bello pensare è quella “pozzanghera” sia stato il grembo di capolavori della pittura, che quell’insignificante stagno sia diventato “altro”, grazie al pennello ispirato dell’artista. Colpisce come le cose appaiono, ma, nel loro rivelarsi, assumono una diversa consistenza per merito dei sensi che ricevono il loro manifestarsi. È davvero promettente tutto questo: ci invita a credere che ogni pezzetto di mondo, anche quello più ordinario e banale, può rivelare meraviglie a chi è in grado di accoglierle.