Ma va se voi dovete sentirvi «incomprensibilmente offesi» se un assessore regionale lombardo pensa bene di fare un gesto fascista per salutare un compagno appena deceduto! Siete davvero persone ipersensibili!
Anche perché poi, a bene vedere, non si trattava manco di un saluto romano bensì di un «un “presente” militare» (sic!) verso il cognato defunto, giacché, sempre secondo la ricostruzione del nostro, il braccio era «all’altezza della pancia». Eh, direte voi, questioni di centimetri ma qui i centimetri fanno la differenza.
In fondo Romano La Russa, fratello del più noto La Russa, si è giustificato spiegando che il funerale era di suo cognato, vecchio militante di destra e si sa come vanno queste cose: un gesto tira l’altro e tirare su il braccio con la mano tesa è un attimo. Cosa ci sarà mai di male a salutare un vecchio commilitone con un po’ di folclore e trasporto sentimentale? Vecchie usanze, vecchie goliardate tra amici, gesti irriflessi che vengono dopo anni e anni di storia condivisa.
Però forse il problema è tutto qui, in quel gesto “spontaneo” fatto da vecchi amici, quei movimenti fatti senza pensarci, come espressioni disinvolte ed istintive. Perché qui il punto è che in Italia esiste una legge che proibisce queste espressioni “spontanee”, non per qualche moto liberticida o fanatico ma perché quei gesti sono manifestazioni di una cultura, che, giusto per dirne due, ci ha portato alle leggi raziali ed una guerra a fianco dei nazisti.
Insomma, caro assessore, è abbastanza scontato che alcuni di noi, persone sensibili, si sentano offesi da gesti di tal genere, soprattutto se fatti da coloro che rappresentano le istituzioni e hanno giurato su una costituzione che è intrinsecamente antifascista, non tanto perché bandisce il fascismo dal dibattito pubblico, ma perché proclama valori umani, civili, politici e spirituali che sono l’esatto opposto di quelli testimoniati da quel gesto.