Non so se capita anche a voi di sentirvi, alcuni giorni, come dei criceti che corrono nella ruota: corri, corri, corri ma resti sempre fermo allo stesso punto. È quella dannata sensazione di non fare presa, di non fare passi avanti, di girare su se stesso come una trottola. Ti manca un dove ed un perché…
La sensazione diventa ancora più dolorosa quando hai la grazia (sì, perché di grazia si tratta) di avere, per qualche istante, uno sguardo distante ed obiettivo su te stesso. È come se, come riflesso in uno specchio, ti osservassi mentre muovi le gambe dentro la ruota che scorre sotto i tuoi piedi e corri come un forsennato senza però muoverti di un centimetro. Ti osservi e ti chiedi: ma perché lo sto facendo? Dove sto andando? Perché questa corsa?
Parlo di “grazia” perché, vedete, generalmente siamo così presi a far andare la ruota che manco ci accorgiamo di quello che stiamo facendo né della gabbia (decisamente dorata) in cui ci troviamo. Accade come se l’obiettivo della corsa forse la corsa stessa, come se lo scopo fosse tenere in movimento la ruota, senza un preciso motivo o una giustificazione.
Vi confesso una cosa. C’è una esperienza che mi aiuta a maturare questo sguardo un po’ distaccato e critico sulle cose: la visita ad un cimitero. La vista di tutte quelle vite concluse mi porta a pensare al mio tempo che scorre, che mi sfugge dalle mani, che mi scivola sotto i piedi. Non per un senso di malinconia o di disperazione, assolutamente no! È come se il cimitero mi offrisse un punto prospettico sulla mia vita, un luogo di osservazione e di contemplazione. All’ingresso del cimitero mi vengono consegnate (metaforicamente, si intende) un cannocchiale perché possa avere uno sguardo ampio sulla mia esistenza ed una lente di ingrandimento, perché possa accorgermi anche dei piccoli dettagli di ogni giorno
In questi giorni ci verrà fatto dono di questa visita, magari dura, commuovente, melanconica o angosciata. L’augurio che faccio a me stesso è che sia una buona occasione per fermare la ruota e rimettere a fuoco il traguardo della corsa.
Bellissimo pensiero, a me capita quando riesco a confrontarmi con alcune persone… che mi conoscono, che condividono la corsa frenetica quotidiana, ma da buoni “coach” quelli che un tempo chiamavamo padri spirituali, offrono con altrettanta generosita’ il cannocchiale e la lente… si perche’ fermarsi a pensare e’ qualcosa che non siamo piu’ abituati a fare presi dalla frenesia… ma “stop and think” e’ il motto di tante filosofie e pratiche come agile… fermarsi e rifocalizzare e’ un dovere ed un privilegio… grazie di avermelo ricordato anche oggi!
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