il libro di pietra

Ogni luogo è un libro da leggere, da interpretare, da comprendere; ogni edificio è più di un insieme di pietra, cemento e mattoni: esso racconta una storia, narra una vicenda, custodisce fatti antichi e preziosi. Ogni luogo esige un maestro capace di lasciar parlare le cose, di far risuonare il messaggio che lì è contenuto da secoli. Insomma ogni opera architettonica, a maggior ragione se si tratta di un luogo di culto, è davvero un “testo di pietra” che conserva un messaggio che nasce dall’incontro tra la sua fatticità e la sensibilità del visitatore.

Il “Libro di Pietra” – questo il nome dell’odierna visita, organizzata dall’ARCI, alla straordinaria basilica dei XXII apostoli, più comunemente conosciuta come basilica di San Bassiano, a Lodivecchio – si è rilevata una eccezionale occasione per lasciar parlare, per lasciar esprimere, per far in modo che il prezioso depositum fidei, onorato in quelle mura, potesse ancora dialogare con l’uomo di oggi.

Ogni luogo, dicevo, è un libro, perché ogni luogo racchiude in sé le vicende di un popolo, le sorti di una comunità, la Storia e le storie di tutti coloro che hanno abitato quella terra, nel dispiegarsi lento dei secoli. E proprio come un libro ogni spazio dice ciò che siamo in grado di comprendere, racconta una verità che chiede di essere ascoltata, accolta, riconosciuta, valorizzata. Nessuna parola termina sulla labbra di chi la pronuncia: essa spicca il volo da quella bocca affinché una mente ed un cuore si rendano disponibili all’ascolto e all’accoglienza. Le parole di pietra non fanno eccezione a questa esigente legge di natura: senza uno sguardo capace di abbracciare il suo orizzonte, quelle parole, dure e fredde, resterebbero mute, silenziose, inascoltate.

Ogni luogo è un libro perché, proprio come avviene con la scrittura, esso si arricchisce della vista di chi lo osserva, cresce grazie alla mente di chi guarda, ai piedi di chi ne calpesta il suolo, alle orecchie di chi sa ascoltare la sua eco, al cuore di chi si lascia ammagliare dalla profondità delle sue parole. Le mura di quella antica chiesa, i suoi affreschi, le sue decorazioni ed ornamenti, dicono, allo stesso tempo, cose antiche e sempre nuove: antiche perché essere ripetono una vicenda cristallizzata nei secoli, fissata nelle memoria collettiva, documentata e raccolta nell’evidenza delle sue espressioni; eppure quell’antichità incrocia la vita di chi entra quegli spazi con una singolare novità, creando, nelle esistenze, rimbombi e assonanze straordinariamente unici ed ineguagliabili. La Storia rimbomba nella nostra piccala storia, creando sinfonie di insolito effetto.

C’è sempre una parola custodita nel silenzio freddo e mite delle cose, c’è un logos che racconta, ricorda, evoca, che rivela un mondo al di là delle cose.


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