Giunge poi il momento in cui comprendi che è tempo per lasciare andare, mollare la presa, indietreggiare e cambiare direzione. Giunge il momento in cui occorre dire basta, basta ad una persona, ad un legame, ad una situazione o ad una esperienza. Basta perché ti rendi conto che il confine tra la fedeltà e l’ostinazione è assai labile e che scivolare da un senso positivo di appartenenza e coerenza ad un altro più malsano di cocciutaggine è davvero un attimo.
Maturi la convinzione che lasciare andare non è un atto di fuga o di rinuncia, non ha nulla a che fare con un atteggiamento codardo o pusillanime; capisci che lasciare andare è l’unica possibilità che hai per continuare a crescere, per camminare, per sperimentare nuove opportunità ed abitare nuovi orizzonti.
È il momento in cui riconosci che ciò a cui ti stai ostinatamente aggrappando si sta trasformando in una prigione, un peso che rallenta ed immobilizza. Ti è chiesto un atto, certo doloroso, di coraggio e di libertà: la parola “basta” ha così il gusto della rinascita, della ritrovata libertà, un senso di un nuovo cominciamento.
Non è facile né agevole mollare il passato, abbandonare ciò che ti aveva fatto compagnia per tanto tempo. Hai la sensazione di perdere qualcosa di te stesso, della tua vita e del tuo passato, di quello che sei. Ciò che rende quella scelta dolorosa accettabile è la convinzione che perderesti assai di più restando ossessivamente fedele, rigidamente focalizzato su posizioni come se non esistessero alternative.
Sì, giunge il momento in cui il continuo fluire della vita chiede di essere riconosciuto, accolto ed onorato; in cui comprendi bene che l’unico modo per restare fedeli a se stessi consiste nell’intraprendere nuovi viaggi, percorsi non battuti, traiettorie inedite. Sono proprio quei momenti in cui capisci che lasciar andare è l’unica possibilità che hai per non perderti.