Nel frullatore dei social, tutto fa brodo, tutto partecipa alla creazione della narrazione, tutto diventa occasione per guadagnare un like, per aumentare i follower, per fidelizzare gli utenti. In questa esposizione compulsiva di sé, in questo mercato dei sentimenti e delle idee, tutto diventa pretesto di promozione, di pubblicità, per esibire una immagine di sé attraente, accattivante, intrigante.
Il punto è che, in questo magma informe che circola sulla rete, si perde il senso della misura, si smarriscono le proporzioni ed il valore della realtà. È così che una tragedia immane come quella che sta accadendo in Emilia Romagna (al momento 9 morti e 13 mila sfollati) viene paragonata alla sconfitta del Milan in Champion League, senza che la cosa crei alcun imbarazzo, alcuna vergogna o risentimento. Mi riferisco al tweet del nostro vice-presidente del consiglio che non ha trovato di meglio che pubblicare il post qui allegato, in cui accomuna, in poche righe, il dramma dell’alluvione e quello di una sconfitta calcistica.
Davvero viene da chiedersi come sia possibile una cosa simile, soprattutto da parte di una altissima carica dello stato che avrà, senza dubbio, un ufficio relazioni che cura le sue comunicazioni pubbliche. Non so se l’intento fosse quello di alleggerire il messaggio o dare una immagine “comune” di sé, vicina al sentire dell’uomo della strada. Il fatto è che la cosa non risulta né divertente, né leggera o buffa. Essa è solo drammaticamente fuori contesto, irriverente, al limite dell’offensivo. Testimonia solo l’assenza di equilibrio, di misura, di senso dell’opportunità e la compulsione all’esposizione narcisistica e compiaciuta di sé.
Non voglio certo rimpiangere i tempi in cui Aldo Moro si presentava in spiaggia con il vestito elegante perché anche al mare si sentiva rappresentante del popolo, tuttavia un senso minimo della decenza sarebbe auspicabile per chi ha responsabilità pubbliche