“Un bravo insegnante, raccontava una volta un grande psicoanalista come Moustapha Safouan, si riconosce da come reagisce quando, salendo in cattedra, gli capita di inciampare. Cosa saprà fare di questo inciampo? Ricomporrà immediatamente la sua immagine facendo finta di nulla? Rimprovererà con stizza le reazioni divertite dei ragazzi? Nasconderà goffamente il suo imbarazzo? Oppure prenderà spunto da questo imprevisto per mostrare ai suoi alunni che la posizione dell’insegnante non è senza incertezze e vacillazioni, che non è al riparo dall’ imprevedibilità della vita? Potrà allora far notare che lo studio più autentico e appassionato non è mai esente dall’ inciampo perché è proprio questo, come il fallimento, a rendere possibile la ricerca della verità. Certamente ci sono insegnanti che separano il sapere dalla vita e che offrono ai loro alunni solo una serie di nozioni nate già morte. In questi casi non c’ è vita ma routine e un uso sterile del sapere. Ma se esiste una vocazione all’ insegnamento, non può che radicarsi nell’ inciampo (…)
Un mio vecchio professore di filosofia commentando con il solito rigore e la sua chiarezza cristallina la Scienza della logica di Hegel, di tanto in tanto alzava gli occhi al cielo e ci diceva; “qui veramente non possiamo più seguire Hegel; chissà cosa avrà visto?”. Il mio vecchio professore di filosofia non aveva imbarazzo nell’ inciampare sul testo che commentava perché sapeva bene che questo inciampare ci avrebbe aiutato ad autorizzarci a pensare con la nostra testa, cioè a cercare il nostro modo personale di inciampare sul testo. Il bravo insegnante, nelle Scuole elementari come all’ Università, è colui che non ha né paura né vergogna del suo non sapere, della sua ignoranza (che Cusano avrebbe definito “dotta”) perché sa che i limiti del sapere sono ciò che animano la spinta della conoscenza. E’ il grande peccato che racconta il mito biblico dell’albero della conoscenza. In cosa consiste? Nell’ illusione umana di accedere al sapere come dominio, alla conoscenza assoluta del bene e del male, ad un sapere che pretende di essere padrone della vita, che pretende di escludere l’inciampo.”
Massimo Recalcati su Repubblica del 31/10/2011 – Consiglio la lettura integrale dell’articolo (qui): merita!