Oggi ho imparato una cosa: non possiamo pretendere di cambiare sempre le situazioni o le persone ed in certi casi bisogna avere il coraggio di dire a se stessi “non sono affari miei” e “non è un mio problema”.
Ci sono persone che vivono una patologica indifferenza a quanto accade intorno a loro: potrebbe crollare il soffitto, ma se non ne sono sfiorati, restano fermi immobili al loro posto, senza battere ciglio. Ma, con il medesimo “tasso di disfunzionalità” ci sono altre persone, che sono portate a farsi carico di ogni problema che si crea attorno a loro, a sentire sulla propria pelle il “fastidio” per le cose che non vanno, quasi fossero impegnate in un “corpo a corpo” con tutti i problemi della vita.
Ecco, io tendenzialmente appartengo a questa seconda categoria, e vi assicuro che la cosa non mi fa per niente piacere.
Succede che, in questa “dipendenza” dei problemi, in questo senso di responsabilità ipertrofica, rischi di farti male, di soffrire e di prendere delle porte in faccia, soprattutto quando il tuo “supposto prezioso aiuto” non è richiesto.
Sono proprio in questi momenti che capisci quanto dovresti imparare a ripeterti, quasi come un mantra, “non sono problemi miei”, “non ci posso fare niente”. Badate che per chi è affetto da questa “singolare patologia” non è per nulla facile, perché significa, indirettamente, ammettere che ci sono situazioni che non si possono controllare, su cui non abbiamo influenza e che sfuggono la nostra presa.
Eppure questa è una sfida che la vita talvolta ci pone di fronte: ci sono momenti in cui la tua cura ha effetto e vedi, con piacere, i risultati del tuo impegno. Ma ci sono anche altre occasioni in cui niente, non c’è trippa per gatti, non se ne cava un ragno dal buco, insomma, non si ottiene nulla.
Bisogna allora accettare la sconfitta ed ammettere a se stessi che non possiamo sempre fare la differenza e che, talvolta, occorre assecondare le cose, senza alcuna pretesa di cambiarle.
Come dicevo, a volte bisogna saper dire, con convinzione ma senza astio, “questi non sono affari miei” e così passare oltre, senza troppi rimpianti.