Pensavo che la felicità fosse qualcosa che potesse solo essere declinata al futuro: si è felici per qualcosa che accadrà, per un evento che ci aspetta, per un incontro che succederà, per un progetto che realizzeremo o per un’esperienza che presto vivremo. Pensavo che la felicità avesse sempre bisogno di questa prospettiva “a venire”, di questo slancio verso ciò che non è ancora; che la felicità, come ci insegna Leopardi, avesse sempre a che fare con il presentimento di cose future e che si potesse sperimentare solo se collegata a qualcosa che si attende e che si spera. In altre parole ritenevo che la felicità raramente avesse una dimensione “presenziale” o attuale, ma che si originasse dal sentimento della speranza e dell’attesa per quanto il futuro ci può riservare.
E poi giunge un momento in cui ti accorgi che il futuro diviene meno certo e sicuro, qualcosa su cui puoi sempre meno contare, come una promessa che non sai mai se potrà essere onorata o un voto che non è detto che possa essere rispettato. È solo così che impari che la felicità può anche essere gustata qui e ora, che non è necessario posticiparla al domani o affidarla ad un avvenire che rischia di essere sempre incerto. La felicità può essere un piatto da gustare caldo, da assaporare mentre vivi, come un bicchiere di buon vino che non può attendere di essere gustato. La felicità talvolta è qualcosa che puoi addentare mentre cammini, senza grandi formalità o improbabili ritualità: è qualcosa di molto più piano e semplice, che può essere afferrata così come viene, senza troppe cerimonie.
Eppure c’è una grossa differenza tra la felicità che si attende e quella che accade, tra quella di domani e quella dell’oggi: quest’ultima possiede una tratto di concretezza che lascia sorpresi chi, come me, ci è poco avvezzo. Quando declini la felicità al futuro, essa può mantenere quell’aurea di sogno, perfezione, di pienezza e di appagamento. La felicità dell’oggi è più “rude” e “realistica”, non hai molto tempo per fantasticarci sopra, perché essa accade e non puoi farci niente. Devi solo aprire gli occhi ed il cuore e gustartela tutta, qui, subito, senza farci troppi pensieri o elucubrazioni; te la devi prendere così come accade, silenziando le tue attese e le tue preoccupazioni.
Un po’ spaventa pensare che la felicità è “adesso” e che non ne avrai un’altra dose, che non ci saranno felicità di “recupero”. È un prendere o lasciare, una scommessa che puoi fare solo oggi, senza pensarci troppo. Impari così che la felicità, insieme alla vita, è qualcosa che capita e che puoi solo accogliere come un dono buono per l’oggi. Capisci che talvolta non ci sono concesse dilazioni o antipasti di cosa future: in certe occasioni la vita è tutta qui, tutta ora, tutta adesso: spetta a noi “tuffarci dentro” senza troppe esitazioni o tentennamenti. Mi pare una buona lezione per questo Natale… Auguri!