Devo ammettere che leggere certe notizie sui giornali ti fa sentire un po’ meno strano e “anormale”, in un mondo che pare procedere con la retromarcia inserita.
Sono appena stato spettatore, durante l’ultima partita di campionato di basket, dell’allenatore della squadra avversaria che ha serenamente mandato “a quel paese” (l’espressione non era esattamente questa…) un suo giocatore che non ha preso una rimbalzo difensivo. Gianluigi ed io ci siamo guardati chiedendoci da che pianeta venisse questo strano (e volgare) individuo. Offendere un ragazzino di 13 anni solo perché sbaglia un gesto sportivo mi pare (e ci pare) una cosa che non sta né in cielo né in terra.
Eppure constati sempre più frequentemente che la cosa viene ormai accettata e che l’alieno, a poco a poco, diventi tu. Pare che faccia molto “uomini duri” prendere a male parole ragazzi di terza media, come se il carico di volgarità che riversi su di loro sia direttamente proporzionale alla tua passione cestistica e alla determinazione di allenatore.
E così quando leggo sul Corriere (QUI) che è un allenatore, guarda caso proprio dello stesso campionato gemello del nostro, si è comportato in maniera così “stranamente normale”, confesso che ho tirato un sospiro di sollievo. Va bene essere “pochi”, ma sentirsi pure “una razza in via di estinzione” mi pareva onestamente eccessivo.
Che poi, a ben vedere, non è che sto ragazzo abbia fatto chissà che cosa! Ha cercato “solo” (ovviamente si fa per dire…) di non dimenticare chi era, dove si trovava e chi aveva davanti. Nell’ordine: lui era prima di tutto un adulto e, in quanto tale, inevitabilmente educatore; si trovava su un campo di basket per giocare e divertirsi; e davanti a sé aveva un gruppo di ragazzi di 13 anni. Tutto qui…niente di più, niente di meno…
Eppure quando ti trovi davanti ad altri adulti, siano essi genitori o allenatori, che dimenticano queste “condizioni di base”, ecco che allora nascono i veri problemi. Allora si perde il senso del limite, si dimentica il motivo di quello che si sta facendo e si trasforma la gara in una competizione violenta. Capite allora perché leggere certe notizie rinfranca l’anima e motiva a continuare, tenendo saldamente la barra a dritta.
È davvero facile incontrare, lungo la navigazione, forti venti e tempeste, che ti spingono fuori rotta. La perizia del capitano è quello di non far naufragare l’imbarcazione, anche con condizioni atmosferiche avverse