benedetto silenzio

Adoro il silenzio. Amo quei brevi e fugaci attimi pieni di nulla: nessuna parola, nessun suono, nessun rumore… solo il battito regolare del cuore ed il ritmo cadenzato e tranquillo del respiro. Null’altro.

Amo questi momenti fatti di niente, abitati da nessun pensiero, come fossero brevi ma eterni secondi di sospensione e di fuga. Amo quella sensazione di spaesamento che questi meravigliosi silenzi ti sanno regalare: assuefatti alla cacofonia dei suoni che ci circondano, questi minuti ti giungono come una sorpresa, talvolta dolce, talvolta violenta, ma che comunque sa zittire ansie e preoccupazioni, appelli ed urgenze, frette ed incombenze.

Il silenzio, quello buono e benedetto, ci obbliga a non fare nulla, a lasciare andare, a lasciare scorrere le cose, a far sì che esse semplicemente accadano, succedano, avvengano. Fuori e dentro di noi.

Il bello di certi silenzi è che puoi solo ascoltarli, ne puoi solo godere senza pretese e aspettative. Non li puoi afferrare, non li puoi trattenere, non ne possiedi il corso, né l’inizio, né la fine. Essi semplicemente sono, accadono, come oasi insperate dell’esistenza, fatte per essere gustate nella fugacità del loro apparire.

Se sei capace di reggere lo stordimento che essi generano all’inizio, questi silenzi sono come balsamo per lo spirito, dolci carezze per l’anima. Essi sono luoghi che ti è chiesto di attraversare con fiducia e affidamento: nulla da fare, nulla da dire, nulla da attendere o da cui fuggire. Nulla.

Certi silenzi sono fatti proprio di nulla. Un nulla da ascoltare, accogliere e da vivere.


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