la vita al tempo del coronavirus/5

*** LA TERRA ***

Ho tanti amici nella zona rossa, tante persone care che vivono in quel triangolo delle Bermuda che è diventato il sud lodigiano. Alcuni sono amici cari, molti altri conoscenti con cui ci si vede una volta ogni tanto. In entrambi i casi sono persone a cui sono legato e che appartengono alla cerchia dei miei affetti: uomini e donne con cui ho condiviso un pezzo più o meno significativo della mia esistenza e che con me hanno percorso un tratto di strada.

Da vari messaggi e telefonate riesco (solo lontanamente) ad immaginare la fatica che si può sperimentare nel vivere in un “bunker infetto”, quando si è costretti a non lasciare il proprio paese, prigionieri di una situazione in cui il germe della malattia si propaga tranquillo. Sono pure venuto a conoscenza dei primi decessi: sono padri e nonni di persone amiche, la cui età avanzata certo non rende, per i loro cari, meno dolorosa la dipartita. È impossibile vivere nel lodigiano senza conoscere una persona ammalata, senza avere un amico in quarantena, un conoscente che ha un parente grave in terapia intensiva; magari è solo qualcuno che hai visto da lontano ma l’appartenenza alla medesima terra te lo rende meno estraneo e forse un poco più fratello.

Ecco, forse è proprio questo che si scopre in questi momenti: il fatto che ci apparteniamo l’un l’altro, che condividiamo tutti un medesimo destino, che respiriamo tutti la stessa aria (e oggi più che mai). Comprendi, e non solo con la testa, che ci sono legami ed amicizie che vanno al di là dello spazio e del tempo; ci sono rapporti che nessuna zona rossa può fermare né alcun confine limitare.

Penso a coloro che vivono “al di là del confine” e mi sembra che un pezzetto della mia vita sia là con loro, a condividere la stessa pena e a patire la medesima reclusione.

Percepisci che l’aver calpestato lo stesso suolo così come aver abitato lo stesso tempo sono motivi assai forti di comunione, capaci di rendere dei perfetti estranei amici e fratelli. La terra, il paese, il territorio sono più di un dato geografico. Essi sono anzitutto dei luoghi esistenziali, dove la vita delle persone crea risonanze e convergenze, echi e rimbombi, grovigli e matasse di vita difficilmente districabili.

È così che capisci che esiste un legame tra vita, terra ed affetti che è difficile da spiegare a parole: è un legame ancestrale, celeste, forse divino.


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