*** INSIEME ***
Questo tempo di crisi ci ha messo di fronte ad una verità che faremmo bene a considerare con molta attenzione. Quando le cose non vanno bene, scatta immediata ed irriflessa la tentazione di pensare solo a se stessi, di preoccuparsi unicamente di chi ci sta accanto, chi coloro che amiamo, dei “nostri” ; e lo facciamo con una tale intensità che gli altri scompaiono improvvisamente dal nostro campo visivo. È una dinamica normale e quasi scontata: agli altri si pensa finché le cose vanno bene, ma quando la difficoltà si fanno prossime, ecco che il cerchio dei nostri interessi si restringe drasticamente e talvolta giunge persino a contenere un solo punto: quello dell’io.
Ebbene: questa crisi sanitaria ci ha costretto, senza troppi riguardi, a tenere alto lo sguardo e non smarrire il senso di un comune destino che ci interpella come comunità umana. In tempo pandemia non sono consentite fughe solitarie, biechi interessi egoistici, narcisistiche solitudini: in un periodo così difficile appare palese a tutti la intrinseca interdipendenza che ci abita, quel senso di mutua reciprocità che caratterizza la nostra vita da esseri viventi. Il virus, nella sua natura crudelmente democratica ed ugualitaria, non fa distinzione di censo, di cultura o di posizione sociale; non ammette barriere linguistiche, politiche o religiose. Siamo tutti sulla stessa barca e, se ci salveremo, lo faremo solo insieme.
Diceva papa Francesco: “Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!”
Mi chiedo spesso se saremo davvero altezza di alta vocazione a cui siamo chiamati e se sapremo essere fedeli a questa fratellanza universale che è iscritta nel nostro DNA.