Domenico e Rosolino

Non so se quei quattro balordi che hanno imbrattato il ceppo commemorativo dedicato a Domenico Scorbati sulla strada provinciale 115 che collega Lodi a Lodivecchio conoscessero bene la sua storia. Aveva vent’anni quando venne fucilato da una colonna tedesca in ritirata il 27 aprile del 1945.

Insieme all’amico Rosolino Grignani e ai suoi fratelli Desiderio, Piero, Luigi e Carlo collaboravano con un gruppo di partigiani della bassa padana. L’amico Rosolino aveva appreso in fabbrica la lavorazione del ferro sicché si occupava di realizzare timbri per falsificare documenti necessari per espatriare in Svizzera. Generalmente si trattava di soldati alleati o di persone che non volevano collaborare con l’invasore tedesco.

I due giovani erano a bordo di un sidecar diretto da Villanterio a Lodi e, sebbene mostrassero una bandiera bianca, vennero raggiunti dai colpi di una mitraglia tedesca. Fuggirono nei campi, ma  vennero ritrovati senza vita alcuni giorni più tardi. Sul posto vennero posti dei ceppi a ricordo del loro sacrificio.

Mi colpisce sempre il pensiero che due giovani ventenni, più o meno dell’età dei miei figli, possano aver speso la propria vita per il bene del proprio paese. Non so, sarà che oggi è difficile pensare che giovani appena usciti dal tempo dell’adolescenza possano impegnarsi per ideali così alti, con coraggio e passione, consapevoli dei rischi mortali che potrebbero correre. Forse la cosa suona un po’ strana in Italia, abituati come siamo a confort e consumi. Tuttavia basta alzare un attimo lo sguardo e vedere cosa succede in Bielorussia o ad Hong Kong, per rendersi conto che la storia di Domenico e soci si ripete oggi in altre zone del nostro pianeta. È commovente e consolante constatare che, ieri come oggi,  energie giovani e fresche, meritevoli di ogni cosa dalla vita, non temono di sacrificarla per il bene di tutti, per il futuro del proprio paese, lottando per un domani che non sia solo mio o tu, bensì nostro.

Confesso che anch’io, come quei balordi, non conoscevo la storia legata a quei due ceppi rossi che si incontrano ogni volta che si va a Lodi. Quello che è accaduto mi ha fatto sorgere la curiosità di saperne di più. Ecco: penso che forse questa dovrebbe essere la nostra reazione civile di fronte a fatti come questi. Di fronte all’ignoranza, all’insulto e alla provocazione dobbiamo riappropriarci con ancora maggior convinzione del nostro passato, onorando coloro che, per nostro presente, hanno dato la vita.


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