Due volte l’anno, nella azienda in cui lavoro, arriva il tempo dell’appraisal: vi è un processo da seguire per tutti i dipendenti, per la valutazione degli obiettivi stabiliti nel periodo precedente e la definizione di nuovi, per quello a venire.
Confesso che il lavoro non è per nulla facile né leggero: occorre raccogliere il feedback da parte delle persone più senior, stendere la valutazione, fare un assessment delle competenze, organizzare colloqui ed infine compilare i tool aziendali per completare il processo. La fatica nasce dal fatto che tutto questo lavorio avviene in aggiunta alle usuali attività quotidiane: il business ovviamente non si ferma solo perché è giunto il tempo delle valutazioni. Sicché vivi giorni assai fitti di cose, con una continua sensazione di rincorsa, per non perdere quanto hai lasciato indietro solo perché impegnato a fare altro. Lo confesso: vivo come una liberazione l’inserimento delle ultime informazioni sui tool a conclusione dell’intero iter.
Eppure, nonostante questo sforzo, non ci metti molto a cogliere pure il lato positivo delle cosa: dopo settimane o mesi sepolto da riunioni, scadenze, progetti, deliverables, planning, etc. le procedure aziendali quasi ti “obbligano” a spostare il tuo focus sulle persone, che, a ben vedere, sono il vero capitale di ogni organizzazione. È così che, messi “on-hold” un po’ di impegni, ti ritrovi a pensare e riflettere alle persone che ti sono affidate, per ragionare con loro su ciò che hanno fatto, sui problemi che hanno dovuto affrontare, sui successi conseguiti ed i fallimenti patiti, sulle loro aspirazioni e attese, su quello che vorrebbero diventare e come vorrebbero essere.
Assomiglia molto al minuto di time-out di una partita di basket: una piccola sospensione per capire cosa funziona e cosa no durante partita e adattare la strategia di gioco per meglio conseguire la vittoria.
Sono momenti in cui, spesso anche se non sempre, dietro il collega riesce ad emergere l’uomo, invece della risorsa dialoghi con una persona che ha valori, orizzonti e prospettive non necessariamente coincidenti con i tuoi. E scopri così che il lavoro di team è qualcosa di assai più complicato e profondo di quello che ti potessi immaginare. Non basta assegnare task, condurre progetti, definire priorità o date: c’è molta vita dentro il lavoro che facciamo, ci sono passione ed attese, speranze e frustrazioni, voglia di collaborare e ambizione, fame di riconoscimento e voglia di emergere. Ci sono fatiche da sanare e traguardi da celebrare, conflitti da appianare e nuove motivazioni da condividere; ci sono sconforto e delusione, soddisfazione e gratificazione ed tutta una infinita gamma di emozioni che la routine quotidiana non ti permette di riconoscere.
Sono davvero strani questi giorni di appraisal: insieme alla fatica e all’incombenza, ti offrono la possibilità di accedere ad una dimensione più ricca e profonda del tuo mondo lavorativo e di scoprire ricchezze che rischierebbero di restare sepolte.