conta ciò che resta

Arriva poi il momento in cui comprendi che conta ciò che resta: ciò che resta dopo che la passione ha smesso di eccitare le membra, dopo che la rabbia ha placato il suo furore, dopo che un’emozione intesa ha lasciato il posto ad un sentimento più mite di riconciliazione e di serenità.

Ciò che conta è quello che resta deposto a terra dopo che la tempesta ha scosso la pianura, dopo che il ciclone ha cessato di sconquassare il giardino, dopo che il vento ha spazzato via quanto doveva essere eliminato. Conta ciò che permane, ciò che si ferma, ciò che non passa, ciò che resta aggrappato alla tua vita nonostante il dolore, nonostante la gioia, nonostante la nostalgia o il desiderio.

Sono quelle le cose da stimare: poveri residui dell’esperienza, insignificanti relitti della marea, umili avanzi che l’esistenza non ha divorato.

Giunge il momento in cui ti accorgi che quei poveri avanzi, quei dimessi scampoli di vita sono proprio ciò che fa la differenza: un legame di affetto, un’amicizia sincera, la percezione di essere al proprio posto, il sentirsi con la coscienza apposto, l’aver fatto il proprio dovere, l’essere stato di qualche aiuto, aver detto una parola buona, aver consolato o incoraggiato.

Quando il circo finisce il proprio spettacolo, quando gli ultimi appalusi chiudono lo show, quando i titoli di coda scorrono implacabili alla fine di tutto, ecco allora comprendi che contano quei pezzi di vita che ti sono rimasti attaccati, come gioielli unici che impreziosiscono il tuo volto.


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