non chiamatele solo foto…

Le parole possiedono sempre un tratto universale: quando dico la parola uomo, albero, casa, amore, amico, con esse alludo a concetti generali, a quanto vi è di comune tra tutti gli uomini, tutti gli alberi e tutte le case.  Le immagini possiedono il potere della concretezza, la forza del dettaglio, il vigore del particolare. Un uomo non è mai solo un uomo ma è quell’uomo, con quel particolare volto, con quei tratti somatici, quella strana forma degli occhi, con quella cicatrice sulla fronte e quella macchia sotto al naso.

Le immagini si offrono per essere degli ottimi antidoti contro ogni generalizzazione dei concetti, contro la vaghezza delle idee, contro la lontananza di esperienze e fatti che possiamo dire ed ascoltare, ma da cui, in realtà, ci difendiamo e proteggiamo. Discorriamo tutti di povertà ma il volto di un ragazzo povero e malconcio accorcia quella distanza che inconsapevolmente poniamo, a mo’ di difesa, tra noi e lui; sappiamo tutti cosa sia la guerra e la violenza ma le immagini di persone coinvolte in questi drammi rendono tutto estremamente reale, fisico, quasi carnale.

Forse sta tutto qui la forza delle immagini e della fotografia: i libri talvolta spiegano fenomeni, le immagini raccontano delle storie singole, individuali, precise, storie da cui difficilmente puoi interporre la trincea dell’astrazione, il fossato del dubbio ed il muro dell’indifferenza.

È esattamente quello che sperimenti quando attraversi, con sguardo incuriosito e spesso turbato, le differenti mostre che compongono il festival della fotografia etica di Lodi. Certo ogni area ha un proprio tema, ma muovendosi tra i suoi pannelli espositivi, hai la netta percezione che non stai “affrontando un tema” bensì “incontrando delle persone”. Come quando, un esempio su tutti, ammiri gli scatti di Nicolò Filippo Rosso a palazzo Barni: il suo il reportage “Exodus” racconta lo straziante viaggio verso la terra promessa degli Stati Uniti d’America. Racconta l’autore: “Per quattro anni ho percorso le rotte migratorie documentando il viaggio di rifugiati e migranti dal Venezuela alla Colombia e dall’America Centrale al Messico e agli Stati Uniti. Raccontando le storie di bambini, adolescenti, donne incinte o che allattavano, provenienti da diversi paesi, ho avuto modo di vedere come le innumerevoli storie di perdita si fondessero in un’unica narrazione attraverso gli occhi dei migranti più vulnerabili: quelli che nascono, crescono e muoiono in movimento.” È grazie alle istantanee di Nicolò se quel vago (per noi europei) fenomeno della migrazione sudamericana, che trova spazio in qualche trafiletto in settima pagina, diviene la collezione di volti, di uomini e donne, di mamme e papà che stanno cercando di strappare i loro figlioletti dalla disperazione della fame. È grazie a quegli scatti che puoi sperimentare una vicinanza affettiva con quegli anonimi protagonisti, giacché comprendi che non vi è alcuna seria ragione per cui tu e loro vi troviate sui due lati opposti della fotografia: loro come vittima, tu come spettatore. Stessa carne, stesso capacità di patire, medesima amore per i figli, stessa voglia di futuro per te e la tua famiglia.

Penso sia proprio questo l’incontro che vivi attraversando le mostre del Festival: il mondo visto attraverso gli occhi dei perdenti, degli ultimi, degli sconfitti, di chi non guadagna titoli sui giornali o un posto nei notiziari. E quando, per uno singolare scherzo del destino magari ci finisce, diviene parte di un fenomeno più grande in cui la storia del singolo si dissolve come fa una goccia nel mare.

Forse è questa la battaglia che combatte una mostra come questa: quella di cambiare il mondo attraverso i tanti volti di coloro che restano indietro, di coloro che abitano le periferie fisiche e simboliche della vita, di quelli a cui la coscienza umana (se vuole continuare a chiamarsi tale) deve non solo rispetto ma pure giustizia.


Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...