Buon Natale!

Speravamo tutti sarebbe stato un Natale diverso, lontano dall’incubo del COVID, liberi da vincoli e restrizioni. Ed invece eccoci di nuovo qui a combattere contro il nemico invisibile, forse ancora più contagioso anche se, pare, meno cruento. E tuttavia sempre presente, a condizionare le nostre celebrazioni e le nostre feste, ospite fastidioso di queste festività natalizie. Il senso di frustrazione e di insofferenza per quello che sta accadendo sta crescendo: proviamo ormai tutti un certo fastidio per questa situazione che pare non finire mai e per questa nuova normalità che fatichiamo ad accettare. Quando ne usciremo? Quando riavremo la nostra vita? Quando torneremo a fare le cose di sempre?

La fatica e l’affanno che proviamo per tutto questo non ci impedisca, tuttavia, di alzare o sguardo e di ricordare che su questo nostro pianeta non siamo i soli a vivere un momento di crisi e che, insieme a noi, moltissime altre persone attraversano giorni certo non facili.

Basta farsi un veloce “giro” in internet per assistere, anche se a distanza, ad una serie numerosa di crisi, di guerre, di vere e proprie tragedie, che, nonostante le luci natalizie, si celebrano negli angoli più remoti del pianeta.

Senza andare troppo lontano ricordiamo i tanti profughi assiepati a Lesbo e sulle altre isole greche, accampati ai confini meridionali dell’Europa, trattenuti in una “terra di mezzo” senza via di uscita. Oppure, andando un più a est, ai tanti disperati che attendono compassione ai confini polacchi dell’Europa, usati cinicamente come merce di scambio per negoziati ed interessi politici. Andando ancora un po’ più a est ricordiamo le popolazioni della Bielorussia che stanno lottando per la propria libertà e a quella Ucraina, impegnata in una guerra senza memoria. Ancora più a est difficile dimenticare il popolo Siriano, martoriato da anni e anni di conflitti, insieme a quello Afgano, ripiombato in cupo passato che pensava di aver lasciato alle spalle.

Il continente africano poi è gravido di conflitti: dalla guerra del Tigrai in Etiopia alla guerra nello Yemen ed in Somalia; dalla guerra civile nella repubblica Centrafricana alla violenza religiosa in Nigeria. Anche il nuovo mondo non è libero da sofferenze: tra tutte ricordiamo il popolo venezuelano, vittima di una crisi demografica e sociale e le migliaia di profughi che dal Sud America si mettono in viaggio per cercare speranza negli Stati Uniti.

E tutte queste sono solo un piccola parte di tutte le sofferenze nascoste di cui siamo ignari testimoni: milioni di bambini e di famiglie trascorreranno un Natale che non sarà certo di festa…

Questo il mio augurio: che il tempo di prova che stiamo attraversando in occidente ci faccia sentire un po’ più in comunione con le popolazioni che da tempo immemore vivono di dolore e di fame; che le difficoltà che oggi sperimentiamo ci educhino a vivere quella fraternità così ferita e dimenticata; che il nostro dolore ci aiuti a sintonizzarci con il dolore del mondo e ci spinga ad impegnarci per una Speranza comune. Auguri!


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