le delusioni ci cambiano

Le delusioni ci cambiano, ci segnano, ci feriscono. Essi sono eventi irreversibili, che non prevedono facili vie di uscita o veloci aggiustamenti. Accade come quando ti cade di mano la tazze del the: puoi incollarla, ricomporre con attenzione ogni singolo pezzo,  eppure essa porterà sempre la memoria di quello che è successo, la traccia del suo passato, il segno della sua ferita. Così sono le delusioni: sono piccole ma indelebili frattura che si aprono nel cuore, cicatrici che possono anche smettere di sanguinare ma che non scompaiono mai dalla pelle.

Il brutto delle delusioni è che sono generatrici di quelle velenose emozioni che sono il risentimento e la colpa.

Quando si vive la delusione scatta immediato, come una forma irriflessa di difesa, il cancro del risentimento, di quel sentimento pernicioso che ci fa provare avversione e lontananza verso chi reputiamo colpevole del male subito. È un sentimento triste tuttavia e per nulla risolutivo: esso promette di guarire il cuore ma in realtà ne acuisce il dolore e rende ancora più lunga la convalescenza. Il risentimento rende più profonda la distanza, traccia solchi di rabbia e disillusione, scava fossati di indifferenza e di rammarico.

Esso si presenta spesso in compagnia di “sorella colpa”, quella maledetta percezione che ci imputa colpevoli dell’accaduto. Se c’è una colpa ci deve essere anche un colpevole – così essa ragiona – e quel colpevole non puoi che essere tu. Succede così che le delusioni siano come terra marcia dalla quale nascono frutti infetti e contaminati. In essa si macera la serenità della nostra mente e la pace del nostro cuore, come se fossero sequestrati da fetidi umori.

Le delusioni sono una prova, una dura prova che la vita ci mette sul cammino: verso di loro ci è chiesto di resistere, di combattere, di non cedere e di non arretrare. È una guerra in cui non c’è in gioco quanto accaduto o chi l’ha provocato ma il nostro cuore, la sua capacità di amare, di affidarsi, di sperare. Le delusioni ci invitano alla disillusione, al disincanto, alla tristezza. Esse ci consigliano che in fondo non ne vale la pena, non serve rischiare, inutile riprovare. Che si tratti di un amicizia, di un amore o di altro, l’insegnamento pare sempre quello: nulla merita la tua attenzione, la tua cura, il tuo dono. Badate bene, è questo il frutto più velenoso della delusione: quello che inaridisce il cuore, che soffoca l’entusiasmo, che placa ogni slancio.

Lottate strenuamente contro le vostre delusioni, soprattutto quelle che appaiono più innocue, minuscole ed innocenti. Mondate il giardino del vostro cuore e stappate le erbe invadenti della delusione le quali, come la gramigna, infestano la terra buona.


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