delusi e disillusi

Viviamo giorni di disincanto, di disillusione e delusione. La pandemia prima e la guerra oggi ci aprono gli occhi sulla verità delle cose e sulla fattualità degli eventi. È come se stessimo uscendo da un sogno, da un inganno che ci restituiva una percezione distorta della realtà e di noi stessi. Ci troviamo invece oggi costretti a fare i conti con la cruda durezza delle cose, attoniti e impauriti per quello che vediamo.

Ci cullavamo nel sogno che la scienza e la medicina potessero risolvere tutti i nostri problemi e la tecnica fosse la nuova arca della salvezza che ci avrebbe traghettato verso un futuro radioso. È poi accaduto che un piccolo virus sfuggisse alla rete dei controlli e, come un sassolino che inceppa il meccanismo, mandasse in tilt il nostro stile di vita.

Studiavamo le invasioni dei carrarmati sui libri di storia e ci illudevamo che fossero retaggi del secolo scorso, vecchi refusi del Novecento, frutti di un impazzimento collettivo e di ideologie folli e deliranti. Pensavamo di essere tutti ormai guariti dalla follia della razza, del popolo, della supremazia, dell’imperialismo e nel giro di poche settimane ci siamo ritrovati la guerra nel cuore orientale dell’Europa, con armi dispiegate in un continente che non conosceva la guerra dalla metà del secolo scorso. Il sogno della pace, della soluzione pacifica dei conflitti, del controllo dell’aggressività nazionalista si è sciolto nel corso della notte in cui il cielo di Kiev si illuminato per il deflagrare delle bombe e dei missili russi.

Ci pensavamo uomini progrediti, evoluti, moderni e civilizzati e abbiamo scordato il male che si muove fuori e dentro il cuore dell’uomo. Abbiamo riscoperto che il secolo ventunesimo è ammorbato delle stesse malattie che hanno corrotto i tempi passati: i virus, le pandemie, le guerre, le violenze, la sete di potere, la brama di dominio. Ci percepivamo come uomini nuovi e dobbiamo oggi ammettere che non siamo diversi dai nostri padri e dai nostri nonni; ritenevamo di poter controllare il nostro futuro ed invece eccoci in balia di quanto è imprevisto, indesiderato e persino nocivo.

Quello che sta accadendo forse ci sta restituendo, in forma drammatica e penosa, il senso del tempo e l’umiltà della storia. Siamo tutti viaggiatori che provengono da lontano, pellegrini che percorrono una strada lunga, travagliata, complessa e spesso inquietante. Sentirci figli di questa storia, imparare da quello che il passato ha da insegnarci e custodire ciò che i nostri padri hanno faticosamente conquistato è oggi un dovere non più procrastinabile né eludibile.


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