Napoli non è una città…

A Valeria, che con passione ci ha spalancato gli occhi.

Napoli non è una città. Napoli è uno stile di vita, è una filosofia che ispira l’esistenza, è uno stato d’animo, un microcosmo autonomo e originale.

Napoli non la si capisce con gli occhi distratti o distanti del turista ma con l’animo partecipe e coinvolto dell’innamorato. Napoli è una donna da amare, una madre che nutre e protegge, un’amante che solletica ed ispira, una santa da pregare ed una sgualdrina da sedurre ed adescare.

Napoli è una città come nessun’altra, in cui le contraddizioni e le antinomie strutturano il vivere comune ed in cui il paradosso diviene forma di una nuova normalità. Napoli è un amalgama eccessiva di tutto: c’è una sregolatezza di stili artistici ed architettonici, di lingue e di gesti, di traffico e di urla, di immagini e di suoni, di gente e di quartieri, di cibo e di gusti. In quel piccolo universo tutto diviene “troppo”: troppo pieno e troppo vuoto, troppo alto e basso, troppo divino e troppo umano, troppo sacro e troppo profano. Ogni cosa trova una propria dimensione proprio nel suo essere fuori da tutti gli schemi, come un gesto anarchico e rivoluzionario, folle ed incomprensibile, isterico e paradossale.

Napoli non è una città da vedere ma un topos da sentire, da strusciare sulla pelle, da vezzeggiare con lo sguardo e da venerare con il cuore. Si vive tra le sue vie come si attraversa un labirinto di specchi, in cui gli occhi sono continuamente ribalzati da un angolo all’altro, come biglie impazzite dentro un flipper. Osservi un particolare che immediatamente rimanda ad altro e si lega a quanto è spurio, insensato ed impensabile.

C’è un sentimento che da subito assale colui che ha l’ardire di calpestare il suo suolo: quello del disorientamento, dello stordimento, dello smarrimento patico e logico.

A Napoli non ci si avvicina con cautela: Napoli è una città che assale, che ferisce, che violenta e corrompe. Come una delle tante donne eccessivamente prosperose che trovi disegnate sui muri dei suoi palazzi, Napoli non lascia indifferente: essa è una pietra d’inciampo che interroga, che turba ed imbarazza. Sì, Napoli dà da pensare. E da sentire.  


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