Confesso che resto un po’ perplesso di fronte a certi ragionamenti che leggo sulla stampa relativamente alla guerra in Ucraina e il ruolo dell’Europa. Si sostiene che l’Europa dovrebbe assumere una posizione più indipendente da quella americana perché gli europei hanno interessi diversi da quelli americani. È chiaro che si lascia intendere che gli States, essendo lontani e meno impattati da questo conflitto, potrebbero avere interesse a che la guerra continuasse a lungo, ottenendo in tal modo l’indebolimento dello storico avversario, obiettivo ottenuto a spese del partener europeo.
Può essere… è vero che c’è sempre una forte dose di cinico opportunismo in queste cose e leggere la situazione attraverso occhi da anime candide rischia di deformare le cose.
E tuttavia quello che poco mi convince di questo ragionamento è la prospettiva di valutazione, che assume come unico ed esclusivo criterio l’interesse. L’Europa dovrebbe sviluppare una politica esterea più indipendente (e fin qui concordo) per meglio tutelare i propri interessi (e qui seguo meno). Intendiamoci: non dico che in generale non sia vero; dico che mi pare una prospettiva miope e che non coglie la sostanza di quello che, secondo me, c’è in gioco.
L’Europa non è solo una accozzaglia di interessi ma, e spero anzitutto, un mondo di valori, di ideali, di pensieri, di principi morali, spirituali ed economici. Occorre interrompere la guerra non anzitutto perché essa è contraria ai nostri interessi (cosa pur vera…) ma perché essa è la negazione dei nostri valori, di quello in cui crediamo, di quei principi di democrazia, autodeterminazione, pace e giustizia su cui abbiamo fondato la casa comune.
Draghi tempo fa, presentando il Def, se ne uscì con una frase che forse esprime bene quello che intendo sostenere: «Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre»
È indubbio l’interesse dell’Europa a tutelare il proprio benessere economico ma occorre ricordare che questa ricchezza è stata conseguita perché, nel corso della storia, abbiamo tentato di non perdere di vista i valori che innervano la nostra comunità. La ricchezza economica, il benessere materiale, l’agiatezza in cui tutti noi viviamo sono frutto di una visione del mondo e di una concezione dell’uomo che hanno radici lontane ma ben vive nelle nostre vite. Difendere questi valori quando sono così drammaticamente e brutalmente minacciati, significa essere fedeli alla nostra storia e alla nostra identità e, di conseguenza, tutelare il nostro stile di vita e il benessere che abbiamo conquistato.
Vedo in giro, a partire dalla Russia, passando per la Cina, la Turchia, il Brasile (solo per citare i più grandi paesi) una continua riduzione degli spazi di democrazia, una recessione di partecipazione e libertà, una diminuzione di ciò che consideriamo fondamentale per una vita umana. Ci sono in atto tendenze autoritarie preoccupanti, liberticide, spesso disumane e violente. Forse di fronte a queste minacce, è venuto il tempo che l’Europa riprenda in mano la bandiera della libertà, della giustizia e della pace, non come una clava da agitare contro gli altri, ma come una lampada per illuminare il camminino.