la fiducia dell’agricoltore

Credere nella vita significa oggi saper riconoscere e onorare i tanti germogli di rinascita che silenziosamente fioriscono attorno a noi; significa avere uno sguardo capace di scorgere quel movimento mite ma potente di resurrezione, di cambiamento e di crescita che innerva gli eventi, le situazioni, le persone, le esistenze, gli ambienti e le cose.

Oggi è assai più facile ed immediato buttare un’occhiata veloce e superficiale sul mondo e convincersi del suo decadimento e del suo scivolare inesorabile verso la fine ed il baratro. Essere assaliti dallo scoramento, dalla delusione o dalla rinuncia è cosa semplice e spontanea: basta aprire un giornale o ascoltare le notizie alla radio; basta osservare il proprio volto allo specchio e notare quelle piccole rughe che non lasciano scampo e che annunciano l’ “inizio della fine”; basta ripensare alle tante relazioni concluse, ai fallimenti lavorativi o affettivi, alle cose che non vanno, ai problemi che non riusciamo a risolvere e ai limiti che non possiamo superare. Insomma, tutto pare parlarci di questa “strada a senso unico”, che non offre possibilità di fuga e conduce verso il nulla e la fine.

Credere nella vita significa oggi saper andare oltre la superficie, oltre l’apparenza, oltre l’ovvietà, per sintonizzare il cuore con il battito profondo ed insistente della vita. Significa avere uno sguardo nuovo, carico di stupore, desideroso di scorgere quei minuscoli ed impercettibili fremiti di bene che ancora vibrano attorno a noi. Non è un’operazione banale né gratuita: servono pazienza, calma ed attenzione; serve silenzio, non come un tempo fatto di niente, ma come lo spazio ricco di ciò che è davvero importante; serve la fiducia dell’agricoltore che sa riconoscere quando la primavera inizia a smuovere il seme sotto terra ed una nuova fioritura è alle porte. Agli occhi inesperti del passante, pare non accadere alcunché, ma l’agricoltore sa bene che, nella profondità della terra, la vita si muove, agisce e cresce. È con la medesima fiducia che dobbiamo oggi guardare al mondo e alle cose. Non vi è nulla di ingenuo in tutto questo: l’agricoltore è consapevole che la siccità, le malattie o una grandinata improvvisa possono facilmente rovinare il raccolto. Eppure egli vive ogni semina come una piccola rinascita, come l’alba di un nuovo giorno, come il prologo di una nuova storia.

Quello dell’agricoltore non è un ingenuo ottimismo ma affidamento fiducioso alla forza della vita, alla sua inesauribile tenacia, alla sua intrinseca energia e alla sua imprevedibile novità. «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19)

pubblicato su Il Cittadino del 23 Agosto 2022


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