Alla fine è toccato a Mattarella dimostrare quel senso di umanità e compassione che appartiene al nostro popolo, testimoniare quel “patire insieme” che è l’unica possibile risposta ad una tragedia come quella che è appena accaduta. Intendiamoci: non sto dicendo che non servano analisi approfondite sull’accaduto né ricercare la cause di quello che è successo, affinché non si ripeta più. Dico però che la prima reazione come esseri umani non può che essere quella di sperimentare una pietà nel dolore, una partecipazione alla sofferenza che ci fa sentire riconosciuti come persone, accolti nella comunità umana, uomini e non bestie.
La presenza, muta e umile del presidente della Repubblica, ci ricorda e ci stimola a recuperare il valore della solidarietà che affonda le radici nella storia millenaria del nostro popolo e che viene celebrata in modo straordinario nella nostra carta costituzionale; ci aiuta a fermare le parole rabbiose, i gesti arroganti, i toni violenti e ad inginocchiarsi di fronte a quel santuario del dolore che sono le vite spezzate di nostri fratelli, benché giunti da lontano o di diversa cultura o lingua.
Il senso della nostra civiltà, il valore di quello che i nostri padri hanno conquistato e tramandato, la tradizione culturale di questo nostro popolo, non ci permettono di accettare moralmente che degli esseri umani, tra cui molti bambini, muoiano a pochi metri dalla nostre coste, indipendentemente dal motivo del loro viaggio, dalle modalità, più o meno condivisibili, con cui raggiungono le nostre spiagge, al di là di ragioni geopolitiche, economiche o elettorali. Non si può, punto. In discussione qui, non c’è solo il valore inestimabile della vita umana di questi poveri cristi, ma anche la nostra identità, la nostra storia ed il nostro futuro.