Non così vicino

Otto Anderson ha 63 anni e vive nella periferia di Pittsburgh, in Pennsylvania. Da poco ha perduto la moglie Sonya a causa di un tumore e conduce una vita solitaria e ritirata. Vive in un piccolo complesso residenziale dove sperimenta relazioni assai conflittuali e scorbutiche con il vicinato: ossessionato dalla sua mania del controllo e dell’ordine, è il protagonista di quotidiane ispezioni sul modo in cui vengono gettati i rifiuti, su come le auto sono parcheggiate o come il cancello di accesso viene chiuso. Otto vive in un mondo percepito come ostile, impegnato in una guerra tutta personale affinché l’ordine e le regole vengano rispettate, garantendo così un minimo di abitabilità ad un comunità che non sente più sua.

La sua vita viene sconvolta dall’arrivo di una nuova famiglia di vicini: Marisol, una donna incinta di 30 anni originaria del Messico, il marito Tommy e le loro due figlie, Abby e Luna. La vivacità e la stravaganza dei nuovi vicini costringono Otto a rimettere in discussione il suo stile di vita e ad affrontare il dolore della perdita della moglie, mai davvero rielaborato e superato.

Un grande Tom Hanks, nel ruolo di Otto, è il protagonista di “Non così vicino” (A Man Called Otto) film del 2022 diretto da Marc Forster. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo del 2012 “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Fredrik Backman e già portato sul grande schermo col film Mr. Ove nel 2015.

È un racconto emozionante, denso, profondo, che è capace di coniugare i toni allegri e cominci con registri tragici e drammatici, in un mix degno di una grande produzione. Tom Hanks è convincente, perfettamente nel personaggio, capace di rendere il dramma del lutto e della separazione insieme alla leggerezza e l’umorismo che nascono dalle stravaganti ossessioni del personaggio.

Otto vive la profonda depressione legata alla perdita dell’amata, centro e fulcro della sua esistenza: senza di lei la vita gli appare indegna e spregevole, tanto da tentare in diversi modo (e con esiti spesso buffi e surreali) il suicidio. Le coincidenze della vita e l’incrocio “magico” degli eventi scongiurano questa possibilità, che tuttavia resta come una possibilità durante tutto il racconto. A ben vedere sono dei piccoli ed insignificanti dettagli che impediscono ad Otto di compiere l’insano gesto: i piatti prelibati preparati da Marisol, un ricordo, una musica, il gesto di una mano offerta, addirittura l’invadenza esuberante della vicina. In fondo, pare dire il film, si resta vivi grazie a piccoli dettagli, a ragioni minime, a scuse spesso davvero poco nobili o apparentemente insignificanti.

Eppure, insieme ai grandi ideali, ai valori supremi e agli obiettivi esistenziali, la vita continua, nel caso di Otto ma, se siamo onesti, anche per ciascuno di noi, grazie a piccole “grazie”, doni minuscoli ed inattesi che forse non risolvono i nostri problemi ma ci regalano qualche ora di vita, una alla volta, un’ora dopo l’altra. L’esistenza di ognuno spesso si salva per questi piccoli dettagli insignificanti: un messaggio da un amico, una telefonata, una gita, un pranzo conviviale, un abbraccio, un bacio dato pensarci, un sorriso… Le nostre vite, così come quella di Otto, sono talvolta rigenerate da eventi talmente superficiali da risultare, al tempo stesso, profondissimi


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