Si viene al mondo senza sceglierlo ma non si diventa uomini senza volerlo. Il tempo che trascorre ci rendere sicuramente vecchi, non necessariamente più uomini. Essere uomini è il traguardo della nostra esistenza: è un punto di arrivo, non di partenza. Temo che tanta gente sia giunta al termine dei propri giorni senza aver mai sperimentato la bellezza e la drammaticità della condizione umana, come se gli anni della vita fossero passati proprio come fa l’acqua sopra la roccia, senza lasciare un segno, un indizio o una direzione.
Il compito arduo di esprimere a pieno la nostra umanità attraversa talora il tempo impegnativo della resistenza. Forse non si cresce mai in umanità se non ci si misura con la sfida della resistenza, quell’atto coraggioso che appartiene a chi non indietreggia, a chi resta fedele, a chi tiene il punto, a chi non tradisce i proprio valori ed i propri sogni.
Si resiste in molti modi e seguendo strategie differenti. Si resiste lottando, combattendo attivamente, cercando coraggiosamente il bene e la verità; si resiste a volte semplicemente stando fermi, accontentandosi di non fare un passo indietro, di non arretrare né di arrendersi; si resiste altre volte ancora individuando nuove strade, aprendo nuovi sentieri, scoprendo nuovi orizzonti. Talvolta si resiste andando all’attacco, altre volte non abbandonando la nostra trincea esistenziale, altre volte ancora accettando la sfida del cambiamento, della rinascita e della trasformazione.
In fondo poco conta la strategia concreta che scegliamo di mettere in atto per “vivere da resistenti” perché, pur nella differenza dei modi, c’è una essenziale identità delle forme e dei valori. Si resiste per non tradire se stessi, per restare uomini, per non accettare che una parte significativa della nostra umanità venga strappata via dagli eventi e dalla circostanze. Sia che tu scelga di lottare, ti restare o di andare, la stella polare di ogni volontà resistente è la coerenza con se stessi, con quello a cui crediamo, con i nostri valori, con i nostri sentimenti.
Vi è un nucleo “resistente” in ogni resistenza e questo è rappresentato dal senso di chi siamo, dalla nostra identità, dalla dignità sorprendente di essere uomini. È questa in fondo la sorgente di ogni fermezza ed opposizione, saldezza e tenuta, durezza e stabilità. Lo è stato per i giovani del 1945, lo è stato per le mille forme anonime e nascoste di resistenza che nel mondo ancora scuotono le coscienze, lo è tutti i giorni per ciascuno di noi, dentro i tempi ed i luoghi feriali della nostra esistenza.