In certi momenti sperimenti il potere invadente e giudicante del tuo guardare: ti rendi conto che quando getti il tuo sguardo su qualcuno, questa occhiata non è mai qualcosa di neutrale ma è sempre rivestita da una precomprensione che condiziona lo sguardo dato e subito.
Sono in metropolitana e sale un signora corpulenta e massiccia, capelli ricchi rossi e lineamenti duri e accentuati. Restiamo insieme davanti alla porta di ingresso in quanto il vagone è pieno di gente. Osservando la nuova arrivata mi accorgo da subito che la prima impressione mi aveva tradito: i tratti marcati del volto tradiscono la precedente identità maschile della signora, che all’anagrafe deve essere nata come un “lui”. Non che la cosa mi abbia particolarmente scosso o impressionato: girando per Milano non è raro incontrare persone transgender e devo ammettere che la signora del metrò ostentava poco il suo stato, che forse non me ne sarei manco accorto se non fossi stato stimolato dalle condivisone forzata del vagone.
In attesa della mia fermata mi guardo in giro per la carrozza e capita che il mio sguardo cada, senza malizia né curiosità, sulla signora dai capelli rossi. Mi colpisce il fatto che lei risponda al mio sguardo con una espressione imbarazzata ed infastidita. Controlla se la osservo e ritrae gli occhi quando i miei incrociano i suoi.
A seguito di questa sua (imprevista) reazione, mi viene naturale pensare agli sguardi giudicanti, se non addirittura sprezzanti, che avrà subito nelle sua vita, a quelle occhiate maligne ed irriverenti che avrà patito, a quelle risatine ciniche e sdegnose che si sarà vista rivolgere. Penso che il suo stare tra la gente sia una continua lotta contro sguardi giudicanti e occhiate violente ed aggressive… immagino che questo combattimento l’accompagni ogni attimo, ogni giorno, ogni occasione.
E penso a quanto sono inconsapevole del mio sguardo, che spesso getto maldestramente qua e là, senza cura e avvertenza, come se esso cadesse ingenuo ed innocente sulle persone. Mi rendo conto che esso può ferire e allarmare, creare disagio e fastidio, imbarazzo e molestia. Già, un semplice sguardo, una occhiata fugace e superficiale, scagliata sull’altro come un masso di imponderabile consistenza…