La cosa che rende il dolore ancora più “doloroso” è la percezione che esso ti stia cambiando, che stia modificando il tuo stile, il tuo modo di essere e di abitare il mondo.
Il dolore non è come quegli ospiti di pochi giorni, che sistemi provvisoriamente in salotto sul divano-letto: questi ci stanno giusto i giorni necessari e poi “levano le tende” e riprendono la loro strada. Il dolore assomiglia di più a quelle suocere invadenti, che si trasferiscono a casa tua, che eleggono la tua abitazione a loro stabile dimora, come se fosse stata la loro casa da sempre.
La cosa irritante non è solo il gran tempo che stanno da te, quel prolungato soggiorno che condiziona i tuoi ritmi di vita, ma il fatto che, sentendosi a logo agio, iniziano a spostare gli oggetti, gli arredi, i mobili, creandoti un senso di spaesamento e di estraneità. Sicché giorno dopo giorno ti ritrovi a vivere in una casa che non riconosci più tua, che ha perduto lo stile che le avevi faticosamente assegnato. Alla fine ti senti di vivere “ospite in casa tua”. Ecco, il dolore fa proprio così: modifica i tratti della tua persona, cambia la sensibilità che anima i tuoi gesti e, con gradualità ma con fermezza, imprime una svolta a chi sei, a come sei e dove vai.
Lo spaesamento che vivi è esattamente quello di abitare in casa di altri. Ti guardi allo specchio e pensi “ma questo non sono io!”, “questo non è il mio stile, non sono i miei gesti o le mie parole!”. C’è un senso di fastidio nello sperimentare tutto questo, come se ti trovassi a vivere la vita di qualcun altro, ad indossare i panni che non sono tuoi, a calzare sandali che non ti appartengono.
Ci piacerebbe poter decidere come cambiare, come crescere e maturare, come far evolvere la nostra sensibilità e le emozioni che proviamo. Il dolore aggredisce proprio questa nostra legittima aspirazione, frustra questa nostra sana ambizione e ci porta dove non avremmo voluto andare, ci conduce là da dove abbiamo sempre cercato di stare alla larga.
Il dolore esige un atto di obbedienza radicale e destabilizzante: quello di diventare quello che non vorremmo essere, di accettare se stessi, anche se non corrispondiamo al nostro modello, di calzare i propri sandali anche se questi non sono della nostra misura. Il dolore è un maestro esigente ed inflessibile, che non asseconda le nostre voglie, che non accompagna i nostri desideri e che ti trasforma in ciò che non vuoi e che mai avresti voluto essere.
Tutto questo è un male? Onestamente non saprei dirlo… So solo che fa male, molto male, guardarsi allo specchio e non riconoscersi… contemplare il proprio volto e non scorgervi più i tratti di sempre…
Cosa stai diventando? Chi stai diventando? Temo che tutto questo appartenga al Mistero Silenzioso della Vita