come ti monto un caso

Non è difficile, soprattutto sui social, orchestrare una bel caso per eccitare gli animi così come non è difficile caderci dentro senza neanche accorgersi.

Primo ingrediente: scegliere un messaggio facile, niente di sofisticato o complicato. Qualcosa che arrivi dritto al punto senza passare del filtro della ragione e del riflessione

Secondo ingrediente: individuare un fatto che parla alla pancia delle gente. Non importa il merito; la cosa importante è che scaldi le passioni.

Terzo ingrediente: raccontare una versione che si sintonizzi con le pulsioni più umorali e che possa fungere da sostegno e rinforzo della propria tesi. Non serve che la versione dei fatti coincida con la verità, tanto l’italiano medio non andrà mai troppo nei dettagli e si accontenterà della prima storia che gli si fornisce.

Ed ecco che il gioco è fatto e avete montato una bella fake news da distribuire a piene mani sui social e sui media.

Un esempio di questa strategia?

La recente visita del nostro ministro dell’interno ad un condannato in via definitiva. Il messaggio da far passare è la necessità di estendere l’impunibilità per la legittima difesa.

Per capire la storia occorre tornare indietro di qualche anno. Il Corriere la racconta così: “Il 5 ottobre del 2011 alcuni ladri entrarono in un cantiere sul fiume Tidone dove l’impresa di Peveri stava eseguendo alcuni lavori: scatta il dispositivo di allarme che fa accorrere sul posto il titolare della ditta e un suo operaio romeno. Peveri è armato di un fucile a pompa, spara tre colpi (in aria, sosterrà lui durante l’indagine) ma ferisce uno dei ladri in fuga a un braccio. Poco dopo sempre uno di loro torna nell’area del cantiere per recuperare la sua auto ma viene bloccato dall’imprenditore e dall’operaio. Le indagini della procura di Piacenza hanno stabilito che l’intruso fu immobilizzato, costretto a inginocchiarsi ed ebbe la testa sbattuta contro i sassi. Peveri a quel punto avrebbe esploso un colpo di fucile da distanza ravvicinata, poco più di un metro. Il ferito patteggerà una pena a 10 mesi per tentato furto di gasolio. Peveri e il suo dipendente verranno invece condannati per tentato omicidio a 4 anni e mezzo.”

Questi i fatti.

Ovviamente il messaggio che si vuole costruire è diverso: appellandosi al legittima difesa si grida allo scandalo giacché mentre il ladro è ormai a piede libero (avendo saldato il suo debito) e si “gode” i soldi del risarcimento, per il sig. Peveri la cassazione ha stabilito la definita colpevolezza. Apriti cielo! Come lasciarsi scappare un’occasione del genere? Il colpevole in libertà e l’innocente in carcere!

La cosa, se solo si ha l’interesse di entrare nel merito, non ha nulla a che fare con la legittima difesa, tant’è che manco la difesa del sig. Peveri ha utilizzato questa argomentazione durante il processo. Lo riscrivo perché magari è sfuggita la cosa: gli avvocati della difesa non si sono appellati alla legittima difesa per non farsi ridere in faccia dal giudice…eppure la fake-news che si costruisce gioca proprio su questo equivoco: serve ampliare la legittima difesa per evitare che uomini innocenti vadano in carcere. Basta leggere le carte, come accertate in via definitiva, per comprendere che prendere un ladro, immobilizzarlo e sparargli un colpo in pieno petto non ha nulla a che fare con una legittima difesa. Se accettassimo questi comportamenti cadremmo in una situazione da far west in cui si fa giustizia da solo. Ma tant’è.

La cosa poi davvero “singolare” dell’accaduto è il fatto che il ministro dell’interno non dice nulla delle decine e decine di rapine che il sig. Peveri aveva già subito e che cadrebbero sotto la sua diretta competenza come responsabile dell’ordine pubblico. Preferisce aizzare una polemica contro la magistratura e così scaldare gli animi…mah… potere della comunicazione…


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