Ho trascorso questi giorni di vacanza in compagnia di fratel Guglielmo da Baskerville, celeberrimo protagonista del romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”. Parlo di compagnia, perché un romanzo non è mai solo qualcosa da leggere ma è un amico fedele che accompagna lo scorrere del tempo e che è capace di dare sapore a ore che rischiano di essere insipide e sciocche
Avevo già letto tempo fa questo “corpulento” romanzo di Eco, conservandone un ricordo incuriosito che mi ha riacceso la voglia di una nuova visita alle sue pagine. Confesso che la forma dell’audiolibro si è rivelata particolarmente azzeccata: la voce e l’interpretazione di Moni Ovadia rendono la narrazione non solo ricca ed intrigante, ma a tratti addirittura poetica. Gli intermezzi musicali dell’edizione curata da RadioRai punteggiano con intelligenza e sensibilità il flusso del racconto, donando ritmo e brio, in una successione curata di parole e note.
Il racconto di Eco introduce il lettore non solo in una avvincente spy-story medievale, ma nel humus culturale di quel periodo storico, con le sue diatribe dottrinali, il sapere dell’epoca, i rapporti sociali e le dinamiche religiose. È quello che oggi chiameremo la weltanschauung, ossia la concezione del mondo, dell’uomo e delle cose.
Dalle parole dei protagonisti del romanzo si evince quel singolare ed originale punto di vista sulla storia, il mondo, le vicende umane e l’orizzonte di senso della vita, così come percepiti dall’uomo medievale. Le divagazioni sui dibattiti teologici del tempo sono come una finestra aperta su un mondo in cui la cultura classica è stata, in qualche modo, risignificata alla luce della fede Cristiana. I diversi fili della narrazione (i delitti dell’Abbazia, l’incontro diplomatico tra francescani e curiali, il processo inquisitore, etc.) si intrecciano con maestria e sapienza con garbo e perizia.
È stato davvero un bel viaggio, denso ed istruttivo, curioso ed affascinante, nel quale la verità della vicenda si snoda, pagina dopo pagina, in un sapiente crescendo ed in cui la rivelazione del senso della cose affiora con incontenibile forza da dettagli tanto minuscoli quanto determinanti.