il mio Natale…

Natale è la festa della luce e della voce. Basta ascoltare il racconto della nascita del Bambino nella versione di Luca per rendersene conto: nell’oscurità della notte i pastori sono avvolti da un grande bagliore e la voce dell’angelo rompe il silenzio del riposo. Servono luce e voce per esprimere la gioia dell’annuncio, la letizia di un evento destinato a sconvolgere le sorti dell’umanità. Nella notte del Natale l’oscurità ed il silenzio sono sconfitti da una Parola capace di squarciare le tenebre e riempire il mutismo della notte. La luce e la voce sono i segni che accompagnano la celebrazione del Natale oggi come allora: anche le nostre città si vestono di luminarie, le case di ceri e luci, le strade di melodie e nenie, le chiese di canti e musiche, come a ricordarci quel primo Natale, modello e misura di ogni festa successiva.

Eppure, ieri come oggi, l’annuncio della pace e della gioia cade in un mondo ancora profondamente provato dal buio della morte e del dolore, dal silenzio della sofferenza e della disperazione. C’è uno iato tra la gioia promessa dagli angeli e la faticosa condizione umana di noi tutti, segnati dalla fatica del vivere, dall’assenza di prospettiva, dalla mancanza di una speranza capace di scaldare il cuore.

Il Natale non giunge come una favola o un racconto disincarnato; non è una bolla di benessere nel susseguirsi triste dei giorni; non è un’oasi di serenità dentro un deserto doloroso ed oscuro. Il Natale parla alle nostre vite, alle nostre povere esistenze, là dove esse sono, appesantite dai problemi e dalle preoccupazioni, ammorbate dai dolori e dall’angoscia.

Penso al mio piccolo Natale e mi accorgo e ci sono tre volti che segnano questo tempo di gioia promessa e non ancora realizzata, di semi di pace dentro una terra infestata dal male. Penso anzitutto al volto di Luigi, imprigionato in un letto di dolore in una delle tante cattedrali del dolore quali sono i nostri ospedali. Una lunga malattia ne ha prostrato il fisico e lo spirito ed ora sta combattendo questa ultima battaglia con sorella morte, sperando di poter sperimentare la consolazione di un nuovo inizio. Penso poi al volto gioioso e ricco di speranza di Anna, che dopo un calvario indescrivibile, ha finalmente visto il suo nome scritto sull’agognata lista di attesa di un trapianto. Trovarsi da un giorno con l’altro attaccata alla macchina della dialisi è una esperienza che toglie il fiato e confesso che mi sento piccolo piccolo di fronte al coraggio di Anna, alla sua determinazione e fortezza e posso solo immaginare cosa possa voler dire per lei quel nome su un foglio di carta, quasi la promessa di una rinascita. Penso poi al volto di Valentina, promessa giovane mamma, la cui piccola creatura ha cessato misteriosamente di respirare poche ore dopo il parto. Nessuno sa perché, non c’è un motivo né una spiegazione, se non una triste statistica che conta i casi di “morte bianca”. Guardo il volto di Valentina e di suo marito e non so esattamente cosa possa voler dire celebrare la nascita del Bambino quando il tuo non ce l’ha fatta, quando la gioia e la tenerezza del Natale stridono così drammaticamente con la disperazione che ti abita dentro.

Ecco, insieme alla gioia della mia famiglia, degli amici ritrovati, dei cari che vedo dopo molto tempo, il mio Natale sarà segnato da questi volti, muti testimoni della “banalità” della vita e della morte che il Natale di quest’anno ancora celebra. È strana la luce del Natale, singolare la sua voce: un grido di gioia in un mondo oscurato dal dolore; un annuncio di pace fatto a cuori che lottano per trovare speranza. Forse, ma qui lo dico sottovoce, con “timore e tremore”, i volti di Luigi, di Anna e Valentina ci ricordano che il Natale è la promessa che la nostra umanità, così fragile, così affaticata, così oscura e disperata, può diventare il luogo di un incontro, lo spazio di un legame, l’orizzonte in cui il Cielo e Terra si possono abbracciare. La nostra umanità è realtà benedetta, capace di accogliere e custodire le Vita, luogo in cui risuona la speranza di un Senso buono ed eccedente.

Pubblicato su Il Cittadino del 30 Dicembre 2022


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