una bibbia tra le mani

Stamattina, fuori dalla messa, incontro come di consueto John, circondato da diverse persone, con cui ormai ha fatto conoscenza. Insieme a lui due nuovi visi africani, conterranei di John. Sono giunti un mese fa e da circa due settimane hanno preso partecipare alle celebrazioni nella nostra Chiesa. Sguardi un po’ persi, spaesati, vestiti un poco logori e l’aria di chi si trova catapultato su un altro pianeta, in una dimensione altra e straniera.

Dopo averli salutati, noto che uno di loro tiene tra le mani una Bibbia sgualcita, scritta in inglese: si tratta sicuramente di un ricordo della sua terra, un libro portato con sé durante quell’esodo dall’Africa fino a Lodi.

Mi sorprende questo particolare: immagino che il nuovo arrivato non abbia viaggiato con un bagaglio voluminoso; anzi, avrà dovuto selezionare attentamente quelle poche cose che avrebbe potuto portare con sé. Tra questi pochi beni ha messo anche la propria Bibbia.

Spontaneamente mi viene da pensare a quello che avrei portato io, dovendo partire per un viaggio così rischioso ed è imprevedibile. Cosa avrei messo nello zaino? Quali oggetti mi sarebbero apparsi così vitali da meritare un loro trasporto verso l’ignoto?

Ho come l’impressione che quella Bibbia tra le mani esprima di più di una semplice appartenenza religiosa, quasi fosse solo una carta d’identità della propria fede. Certo c’è anche tutto questo ma forse anche dell’altro.

Forse quel libro sgualcito, tenuto tra le mani, testimonia una fiducia reale e radicale nella Vita, nella sua prodiga cura ed una fiducia in nome della quale è possibile lasciare tutto e cercare un futuro altrove. Se penso al cinismo e al pessimismo che attraversano le nostre coscienze ricchi e grasse, la Bibbia in mano quel giovane africano racconta di un legame ancora aperto e fecondo con la Vita. Il futuro è per loro ancora un bene possibile, una felicità realizzabile, talmente affidabile e promettente che vale la pena mettersi in viaggio… A volte, per noi italiani, il domani è solo un carico triste di frustrazioni e delusioni; un’altra occasione per ripiegarsi su noi stessi e sprofondare nel nostro divano.

 


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