Il bagnasciuga, alla mattina, è sempre affollato di gente che cammina, passeggia, corre, conversa e si gode il sole, il mare e quella temperatura ancora fresca di inizio giornata.
È lì che incrocio, in mezzo alla folla di bagnanti, una coppia di anziani, statura modesta e corporatura robusta, con dei capelli bianchi che tradiscono le primavere passate. Avanzano mano nella mano con passo lento, una camminata talmente flemmatica che risulta quasi fastidiosa per la colonna dei vacanzieri. Il loro movimento è pacato e delicato ma costante: un piccolo passo dopo l’altro, un procedere meditato e misurato.
Il volto rivela serenità e tranquillità; l’uomo ha occhi profondi e sereni, tipici di chi sta bene dove sta. Corpi più giovani ed aitanti li superano senza sforzo, con falcate che doppiano i loro timidi passi. Ogni tanto l’uomo alza lo sguardo e getta una furtiva occhiata attorno, osservando con tono un po’ distaccato quel movimento di vita che gli passa attorno. Quando i suoi occhi silenziosi incrociano i miei ho come la sensazione che quello sguardo sereno mi stia sussurrando: “non c’è bisogno di correre quando sei già arrivato, non devi bramare quando possiedi già ciò che desideri.”
Quando ripenso a quell’incontro capisco una cosa: quella coppia di anziani non procedeva a passo lento per via dell’età, degli acciacchi o dei problemi di salute; il loro era il passo lento di chi sa già di essere arrivato, di chi vede chiaramente la meta, di chi ha la gioia di stringere tra le mani il tesoro prezioso della vita. Hanno lì, in quell’attimo, tutto quello che serve loro per essere felici.