Una peperonata e la sua lezione su quel che basta a onorare la vita

Ringrazio di cuore il dott. Guido Mocellin che, nella sua rubrica “WikiChiesa” su Avvenire (QUI), ha voluto rilanciare e commentare il mio post del 15 Febbraio. Sono davvero onorato della sua attenzione. Grazie!

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Mi è capitato ripetutamente, parlando con amici dai quali ero sicuro che non sarei stato equivocato, di descrivere alcuni cibi, primo tra tutti quel certo tipo di salame casereccio, come una prova, per me, dell’esistenza di Dio. Ho trovato affermazioni simili su blog cattolicamente ispirati e molto seguiti, dal che ho tratto una certa conferma. D’altronde, in tema di “cibo e fede”, o “cibo e religioni”, sono state scritte migliaia di pagine di carta e milioni di pagine digitali, mentre nessuno si trattiene dall’esprimere con l’aggettivo “divino” il proprio apprezzamento per qualche piatto gustato con particolare piacere.

È per questo motivo che ho letto con occhi golosi l’ultimo post che Marco Zanoncelli ha pubblicato nel suo “Qiqajon blog” ( regalo di compleanno ), «piccolo spazio per custodire il senso e i sensi della vita». Dove si scopre come una peperonata possa condurre, se non a Dio, certamente a un sentimento nei confronti della vita e di ciò che può riservare a sé e ai propri cari dall’inconfondibile sapore evangelico. L’occasione è il compleanno dell’autore, che riceve e massimamente gradisce come regalo di «poter assaporare quello straordinario piatto di peperoni, pomodori e cipolle» atteso per mesi. Non si tratta infatti di una peperonata qualsiasi, ma di quella che porta «il marchio di fabbrica» del nonno, ereditato dalla mamma alla morte del fondatore.

La signora però dev’essere passata per qualche serio travaglio di salute (Zanoncelli ce lo lascia intendere quel tanto che serve, ma si capisce che la prova è stata seria), così che il suo ritorno ai fornelli e alle tradizioni culinarie di famiglia diventa il simbolo della ritrovata normalità. Ogni forchettata restituisce dunque all’autore il senso più profondo del cammino compiuto dalla mamma e dai suoi cari e di quella tappa a tavola, condita «con l’olio della letizia e degli affetti». Basta davvero poco, conclude, «per festeggiare, per celebrare la vita, per onorare l’esistenza».


Una risposta a "Una peperonata e la sua lezione su quel che basta a onorare la vita"

  1. Caro Marco Zanoncelli, sono contento che abbia gradito! Sul mio profilo Facebook un’amica digitale, Federica Neri, ha commentato così, dopo aver ripreso tra virgolette alcune sue parole: “sto correndo ai fornelli per cucinare ..non lo faccio spesso, ma oggi anche io devo festeggiare qualcuno e queste parole le avevo nel cuore!!”. Credo che sia io sia lei non possiamo che trarre letizia se quel che scriviamo risuona così forte nei cuori di chi ci legge… Con stima e amicizia, Guido M.

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