resiste chi ha legami solidi

Chiunque osservi con occhi un po’ ludici e disincantati la vita delle nostre comunità non può che costatarne un progressivo impoverimento, una evidente riduzione dei suoi spazi vitali ed una tendenza ad un triste ripiegamento su se stesse. Il tempo della pandemia ha provocato ferite e strappi all’interno del tessuto della vita comunitaria che non saranno facili da ricucire e da sanare. Penso, qui in primis, alle nostre comunità ecclesiali, ma credo che una considerazione analoga valga per le diverse comunità umane che abitiamo: quelle civili, culturali, politiche, lavorative, etc. Il tempo dei COVID ha depotenziato la vitalità delle nostre comunità, lasciando i suoi membri spesso in preda dello spaesamento, del dubbio, dell’incertezza sul domani, come paralizzati nel muovere un passo in avanti.

Alcune comunità hanno saputo resistere con maggior resilienza alla sfida della pandemia e si sono rivelate maggiormente attrezzate per affrontare i tempi avversi; altre invece hanno patito maggiormente la fatica ed il disorientamento che questi tempi hanno portato. Una po’ come accade nella parabola raccontata da Matteo: “cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa” ma le stesse intemperie ebbero effetti diversi sui due edifici, a motivo delle diverse fondamenta poste alla base della costruzione.

Alcune comunità hanno mostrato una maggior capacità di adattamento e di risposta alle sfide dell’oggi, probabilmente a motivo delle maggiori energie e risorse presenti, per la maggior fantasia e creatività dei suoi membri, per il coraggio e l’audacia che le contraddistingue e pure per la presenza di risorse umane, morali, economiche e tecnologiche che le hanno aiutate ad affrontare la minaccia. Altre sono state assai più esposte alle intemperie e portano cicatrici profonde e che resteranno nel tempo.

Penso, tuttavia, che, oltre a quelli già indicati sommariamente prima, vi sia stata una “roccia” ancora più solida che abbia rappresentato il vero fattore di resistenza di quella fortunate comunità: la salda rete di legami che strutturano la vita comunitaria.

Le comunità ecclesiali (ma, in egual misura, anche di altra natura) che avevano fatto dell’elemento esteriore, formale ed istituzionale il solo fattore di appartenenza, hanno subito una violenta, e talvolta rovinosa, scossa. L’impossibilità di riconoscersi in momenti, riti, cerimonie, prassi ed appuntamenti pubblici hanno, di fatto, impedito a queste comunità di continuare a percepirsi come tali e le hanno spinte lungo una china triste in cui l’allentamento dei legami e l’individualizzazione della fede rischiano di essere i soli punti di approdo.

Ci sono state invece altre comunità in cui il calore dei legami, la forza e la profondità delle relazioni e l’appartenenza ad un “noi” sono statti fattori decisivi di sopravvivenza e resistenza. Sono comunità in cui il principio affettivo ha innervato quello formale ed istituzionale e ha fornito energie e risorse per resistere.

Mi chiedo se queste considerazioni non ci forniscano, indirettamente, anche indicazioni circa la strategia da adottare per uscire da questa crisi. Mi chiedo se la pandemia non rappresenti un appello alle nostre comunità, ecclesiali e non solo, a diventare fucine di relazioni, crogiuoli di legami, luoghi in cui la fraternità diventi cifra e stile della nostra appartenenza. Temo che senza una charitas affettivamente percepita e vissuta, senza la forza di legami resistenti e motivanti, senza un vincolo fraterno emotivamente connotato, il principio formale ed istituzionale non basterà a garantire la sopravvivenza di comunità numericamente sempre più ridotte e culturalmente sempre più marginali.  

Pubblicato su Il Cittadino di oggi


Una risposta a "resiste chi ha legami solidi"

  1. Sono completamente d’accordo, la forze e la qualità dei legami fanno la differenza, soprattutto quando si parla di sopravvivenza. Per fare una metafora si potrebbe paragonare una qualsiasi comunità ad una relazione di coppia. Quando c’è un vero legame di amore (che raggiunge il suo apice nella carità) allora la coppia passa indenne attraverso mille tempeste. Se il legame invece non è forte ma si basa su surrogati dell’amore, questo cede di fronte alle prime difficoltà.

    Un saluto

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