Auguri, papà!

Tra le tante cose che apprezzo di mio padre ve n’è una che ammiro particolarmente e che con gli anni ho imparato a scoprire e godere sempre di più: la sua capacità di abitare relazioni libere e gratuite. È un tratto che spicca dalla sua persona: mio papà sa volerti bene lasciandoti libero, senza imbrigliare il rapporto in pretese, aspettative o restituzioni. È un tratto non comune questo, uno stile che non trovi così frequentemente nelle persone.

Talvolta l’affetto che ricevi è sempre come un po’ “impastato” da un inconsapevole richiesta di restituzione e di reciprocità: l’amore o l’amicizia, come è giusto che sia, chiedono sempre qualcosa in cambio, la risposta ad un dono, il contraccambio per quanto offerto. Talvolta tale pretesa non è così esplicita né consapevole, eppure “lavora nel legame” con un fattore importante e decisivo. Accade pure che manco te ne accorgi di questo movimento, ma esso esercita una pressione sugli affetti, crea un vincolo, un dovere, una clausola. “Ti voglio bene ma…” ed in quel “ma” c’è tutta la forza dell’attesa di un contraccambio e di una restituzione.

Vi sono invece persone che, non so come, riescono a sfuggire a questa dinamica di dono e restituzione e sono in grado, dall’alto della loro maturità umana, di vivere relazioni talmente gratuite da essere boccate di aria fresca per il cuore. Mio padre è uno di questi rari eletti: puoi contare sulla presenza come una delle poche certezze della vita. Lui c’è, a prescindere. Eppure questa generosa disponibilità possiede il tratto delle liberalità e della magnanimità. Difficile che chieda (o che solo lasci intendere) di aspettarsi qualcosa indietro. Accade addirittura che un doveroso “grazie” venga percepito da parte sua come un riconoscimento eccessivo, un gesto non dovuto e inatteso.

Ammiro molto questo tratto esistenziale di mio padre: esso me lo fa apparire come una meta ancora più irraggiungibile, come quel modello di umanità che mi sforzo ogni giorno di incarnare. Auguri papà!


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