la maestra

“Sono un’insegnante di una scuola superiore di Reggio Emilia, e attraverso quella risposta ho riflettuto su un episodio che mi è capitato proprio in questi giorni. Come spesso accade, incontro i genitori per parlare dei ragazzi. Un genitore di origine straniera è venuto da me, perché il figlio è appena passato nella mia classe dopo un ri-orientamento. Voleva conoscermi e parlarmi del figlio. Un genitore semplice, lavoratore, da tanti anni in Italia, 4 figli di cui questo è il più piccolo. Gli altri tre tutti all’Università. Posso solo immaginare i sacrifici per un uomo che nella propria famiglia è il solo a lavorare.

A un certo punto mi dice: «Maestra (è così che spesso mi chiamano, anche se i figli sono grandi), io vi ho mandato mio figlio perché il suo dovere è la scuola, solo la scuola. Deve studiare. I miei figli sono il mio capitale (che parola strana, mi ha colpito, ma ho capito subito). Io non sono più giovane, non torno giovane, posso solo fare il lavoro che ho. Loro devono studiare per fare bene nella vita. Chiamatemi per parlare di lui quando volete, vi ringrazio. È importante che lui stia a scuola bene (come dire in modo corretto, senza fare sciocchezze). Grazie. Tornerò presto».

Questo incontro mi ha fatto pensare. Ci sono genitori forse meno istruiti, tanto impegnati nel lavoro, che hanno il coraggio di affidarsi agli adulti che si occupano dei loro figli tutti i giorni. Chiedono un tacito aiuto per farli crescere in modo che un giorno possano essere autonomi nella vita. Lo so, non sono tanti oggi, si è perso il senso del rispetto dei ruoli, ognuno con la propria specificità. Ed è così rasserenante e bello poter affiancare un genitore che si confronta con te in modo sereno. Questi sono, poi, i ragazzi che hanno ancora un minimo di senso di rispetto per gli adulti, che sanno chi è autorevole, chi sa guidarli con polso fermo, nonostante la loro vita irrequieta di adolescenti. Non serve recuperare l’autoritarismo, ma l’autorevolezza. Non serve imporsi sui ragazzi con il solo comando, non serve dare solo ordini. Prendere per mano con fermezza permette di accompagnare e aggiustare le cose che non vanno. Quanti genitori semplici una volta si fidavano di questo tuo atteggiamento. Quanto sarebbe bello che lo recuperassero. Da parte nostra chiaramente ci vuole preparazione, fermezza, disponibilità al dialogo, coerenza, accoglienza, ci vuole un po’ di quel cuore di cui adulti e ragazzi hanno ancora bisogno”

Lettera a “Avvenire” del 8 Febbraio 2018


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