La cosa che mi preoccupa non è tanto quello che può accadere il 26 maggio (data delle elezioni europee) quanto piuttosto lo scenario che apparirà alla mattina del 27 maggio quando tutta la “melassa” elettorale si sarà disciolta e la realtà apparirà con tutta la sua durezza.
In queste settimana pare una gara a nascondere le realtà dei fatti, facendo finta che tutto vada bene, tutti animati da uno straordinario entusiasmo ed ottimismo pre-elettorale. C’è un’arrida di promesse, di prese di posizioni rassicuranti per massimizzare il risultato del voto e portare a casa il più possibile.
Ma quando questo circo mediatico sarà terminato e la realtà apparirà nuda e cruda cosa faremo? Quando ci si renderà conto che siamo in recessione e che le migliori previsioni ci danno un crescita dello 0.1% per il 2019 (altre addirittura in recessione) come giustificheremo lo stato dei nostri conti pubblici? Chi avrà il coraggio di alzare la mano per confessare che l’1% di crescita su cui si basa tutta la manovra finanziaria è un sogno irraggiungibile? E che la disoccupazione cresce, il lavoro non se ne vede, e che per la prossima finanziari c’è un dazio da pagare tra i 30 ed i 40 miliardi e che non sappiamo dove prenderli? E che abbiamo sottoscritto delle clausole di salvaguardia che, se non disinnescate, prevedono l’aumento dell’IVA?
Adesso di tutto questo non si parla… i toni sono molto tranquillizzanti e concilianti ma il burrone è davvero dietro la prossima curva…
Non vorrei rompere questo clima così idilliaco e roseo ma onestamente mi spaventa il risveglio che il Bel Paese potrebbe avere dopo la sbornia elettorale. Tutti ci mettono in guardia sul rischio che stiamo correndo (in ultimo i recenti dati dell’OCSE) ma noi procediamo con passo leggero e gagliardo, fragandocene di tutto e di tutti.
Speriamo che la realtà non ci dia una sveglia troppo violenta…