la liberazione di Silvia

Leggendo i titoli di alcuni giornali oggi mi sono chiesto se per caso non fossi stato stato catapultato nella Corea di Kim Jon-Un o nella repubblica teocratica di qualche ayatollah.

Dopo che leggo cose del tipo “abbiamo liberato un’islamica” il dubbio capite bene è più che lecito. Anche perché, a meno di modifiche apportate di segreto stanotte, mi risulta che l’articolo tre della nostra costituzione continui a recitare così: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Ma andiamo con ordine. Silvia Romano viene rapita un anno e mezzo fa in Kenya , dove tra l’altro non era in vacanza premio ma a fare la volontaria di una ONG a favore di bambini orfani. Già in quella occasione i commenti non si sono risparmiati, quasi ad incolpare la giovane cooperante di essersela andata a cercare (“se te ne stavi a casa tua non ti succedeva nulla”, era un po’ il retro pensiero..)

Accade che dopo molti mesi in cui la ragazza viene passata di mano più volte e consegnate a gruppi terroristici, si giunge finalmente alla liberazione, cosa a cui pochi credevano ancora.

Dopo grandi festeggiamenti e congratulazioni per l’operazione,  l’aereo che porta Silvia a casa atterra in Italia e la ragazza si presenta alla stampa con vestiti tipici somali, il capo coperto e il dubbio che si fosse convertita all’Islam: apriti cielo! La supposta conversione è accolta come un tradimento della patria, come un’offesa a chi si è prodigato a liberarla, fino a far dire a qualche squilibrato che addirittura sarebbe così diventata complice dei sequestratori… e va beh.. siamo a chi la spara più grossa…

Cerchiamo di non perdere di vista la realtà: siamo di fronte ad una giovane donna, tenuta prigioniera per moltissimi mesi, lontano dalla famiglia, in un ambiente ostile, continuamente sotto minaccia. Possiamo solo lontanamente immaginare quanto sia provata fisicamente e psicologicamente, quando dolore abbia patito, quanta sofferenza accumulata, quanto stress abbia dovuto sopportare. Davvero qualcuno si sente così arrogante da esprimere giudizi su quello che è accaduto? Ma chi ci da il diritto di “sparare” sentenze così tranchant senza conoscere alcunché di quanto successo? Chi si permette di farsi giudice della vita degli altri, con una presunzione così vomitevole?

E poi: se anche Silvia avesse deciso in libertà di convertirsi all’Islam, questo farebbe di lei un’italiana di serie B? Qualcuno per il quale non sarebbe valsa la pena l’impegno del nostro governo? Ma davvero siamo arrivati qui? Che basta un foulard in testa e un vestito esotico per renderla meno donna, meno italiana e meno degna?

Mi auguro di cuore che nessuno credesse davvero a quello che è stato scritto e che alla fine si sia trattato di uno dei soliti rutti che si fa quando si è un po’ brilli tra amici, tanto per fare gli sbruffoni. Perché, per quel che mi riguarda, certe affermazione hanno la stessa dignità di una flatulenza.


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